Politica

Bencivenga: 'Nel mono gruppo per esercitare al meglio il ruolo di controllo e nel caso di censore'

foto di repertorio

Ospitiamo l’intervento della consigliera Livia Bencivenga, eletta lo scorso anno nella lista del Pd, che nei giorni scorsi ha rassegnato le dimissioni dal Gruppo per confluire nel Misto. Una decisione nata sull’onda delle divisioni sorte nel partito di maggioranza, circa la nomina del sovrintendente del teatro Ponchielli da parte del sindaco Gianluca Galimberti, presidente della Fondazione teatrale.

Ho sentito la necessità di intervenire sull’argomento che riguarda le mie recenti dimissioni per fugare illazioni e dubbi avanzati da alcune parti politiche e chiarire con la presente le ragioni della mia decisione e la mia nuova posizione politica.
Sono consapevole che il mio gesto ha suscitato sospetti e dietrologie di varie natura, ma nulla di tutto ciò mi appartiene e la mia decisione è stata presa in completa autonomia, con il solo intento di comunicare il mio dissenso politico su processi decisionali che non condivido e che escludono la rappresentanza e la partecipazione del Consigliere Comunale e spero che da questo mio gesto emerga una riflessione politica per il prossimo futuro.
Ritengo necessario esprimere le mie personali considerazioni su due condizioni che influiscono e spesso determinano la vita di ogni forma politica organizzata, ivi comprese le Assise degli Enti locali e, se esercitate in forma anomala, (quasi sempre queste condizioni) sono la causa di tensioni od addirittura di lacerazioni all’interno di queste Assise.
Queste sono: la Gerarchia nei ruoli e la Gerarchia nell’appartenenza.
La prima, la gerarchia nei ruoli; in virtù della legislazione in materia di ordinamento e disciplina giuridica degli Enti Locali, lo Stato conferisce al Sindaco lo status di Primo Cittadino con tutti i relativi diritti e doveri, il
potere di gestione giuridica ed amministrativa sul territorio ove è stato eletto e parimente la responsabilità personale delle sue decisioni e delle sue scelte; il tutto all’interno di un programma condiviso con gli alleati di
governo e partecipato ai cittadini.
Essere il Primo Cittadino, però, non conferisce al soggetto lo status dell’Uomo solo al comando, del Monarca assoluto e se egli cade in questo convincimento ed esercita con questa deformazione la funzione di Primo cittadino, diventa facile preda dell’arroganza, dell’ebbrezza del potere e di tali esempi, purtroppo, ne abbiamo già visti nella nostra recente storia repubblicana, con tutte le relative conseguenze.
Mi sia consentita una metafora, la condizione dell’uomo solo al comando può essere paragonato all’effetto che lo zucchero produce sul diabetico: all’inizio lo addolcisce, lo inebria, ma poi lentamente lo uccide.
La seconda condizione: la Gerarchia nell’appartenenza; essa riporta il Primo cittadino al ruolo politico di componente della maggioranza che governa la città in veste unicamente di Primus inter pares, ed anche se resta il Primo, deve dialogare, condividere e decidere sempre con i suoi Pari che costituiscono la sua maggioranza, i suoi alleati di governo e lo sostengono nella gestione corrente e programmatica. In questa seconda veste egli non detiene il primato del comando e dell’autonomia bensì deve confrontarsi sempre con i suoi alleati, sottoporre a loro e con loro discutere e condividere alcune scelte, in particolare quelle strategiche per la città. Il rispetto del galateo politico e degli alleati suoi Pari non gli consentono di prendere decisioni verticistiche, ma sempre condivise con essi.
Infine intendo sottolineare il mio ruolo di appartenente al mono gruppo indipendente: la nuova funzione di Consigliere indipendente mi permette di essere non dipendente da tutto e da tutti, tranne dal soggetto più importante, che molto spesso dimentichiamo, la comunità, la collettività, i cittadini che ci hanno votato ed a cui dobbiamo rispetto, ascolto, attenzione, a cui siamo legati da un vincolo elettorale e di impegno programmatico che va onorato in tutte le nostre azioni politiche, perché essi cittadini, con il loro voto hanno accettato e premiato le nostre persone ed il nostro programma.
Concludo riaffermando quanto comunicato nelle mie dimissioni: io resto in maggioranza, sostengo e sosterrò questa maggioranza, riservandomi una più attenta verifica su tutti i suoi atti ed eserciterò con più forza il ruolo di controllo e, ove ne ravvisassi la necessità, anche il ruolo di censore.

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