Cronaca

Scambio di salme a Milano: nel forno crematorio di Cremona finisce quella sbagliata

Il forno crematorio di Cremona

Al dramma vissuto da tante famiglie che a marzo e aprile non hanno potuto stare accanto a un congiunto negli ultimi istanti di vita, a causa dell’isolamento imposto dal  Covid19, si aggiungono a volte errori clamorosi, come lo scambio di salme. Era il mese di marzo, quando negli obitori degli ospedali non c’era più spazio per nuove bare e si era dovuti ricorrere all’acquisto di nuove celle frigorifere per ospitare le salme in attesa di cremazione. Il forno presso il cimitero di Cremona lavorava 20 ore su 24, 12 cremazioni al massimo, giusto il tempo di farlo raffreddare, e molti cadaveri venivano dirottati presso altre località, a Bologna ad esempio. Uno scenario quasi apocalittico, vissuto dagli addetti ai lavori e dalle famiglie come un incubo. E’ in questo contesto che si colloca la clamorosa svista compiuta da un ospedale milanese che ha consegnato all’agenzia funebre incaricata dai famigliari di Flavio Marinoni –  morto il 29 marzo scorso a 65 anni – una salma diversa da quella che doveva essere. Quella di una signora di 80 anni, cremasca, per la quale era stata disposta la cremazione presso il forno di Cremona, gestito da Aem. A Cremona, per errore, era stata invece dirottata la salma di Marinoni, noto fotografo e cameraman di Rovetta, nella bergamasca. Era stato male all’inizio di marzo e il suo calvario era finito dopo venti giorni nell’ospedale milanese. E’ da qui che la triste vicenda – raccontata sull’Eco di Bergamo dal figlio Morgan – arriva a coinvolgere Cremona, dove soltanto oggi, ad oltre tre mesi dal suo avvio, l’Aem ha riconsegnato l’urna alla famiglia di Marinoni. Dopo una complicata trafila burocratica e una segnalazione alla procura di Cremona da parte del presidente Massimo Siboni.

“Abbiamo ricevuto una salma con un certo nominativo e con tutte le carte a posto”, ricostruisce  la vicenda il presidente. “L’abbiamo trasportata a Bologna non perchè la nostra struttura non potesse trattare i sovrappeso (Flavio Marinoni pesava oltre 100 kg) ma perchè quella era la prassi in quei giorni e Bologna era una delle destinazioni di supporto. Passa qualche giorno e ci arriva una prima segnalazione attraverso il canale delle agenzie funebri, seguita poi da una ufficiale dell’ospedale milanese, che ci dice che la persona che è stata cremata è diversa da quella di cui avevamo tutti gli incartamenti. In pratica abbiamo cremato l’uomo pensando che fosse la donna”. Scatta l’allarme, Siboni a scanso di equivoci segnala immediatamente la cosa alla Procura di Cremona e intanto viene aperta un’altra inchiesta a Milano. Le ceneri del povero Flavio Marinoni vengono messe in cassaforte, ma sul cartiglio il suo nome non compare ancora, le carte restano quelle relative alla signora cremasca, perchè è il comune dove sono avvenuti i decessi (Milano) a dover sistemare le cose. Questo avviene a metà a aprile, ma intanto l’urna resta sotto sequestro e la famiglia di Marinoni è sconcertata.

Per Aem la notizia dello scambio di salme è stata un fulmine a ciel sereno, anche perchè l’agenzia funebre che l’aveva consegnata collabora da tempo con l’azienda. La sistemazione della pratica è stata “un processo lungo e faticoso – afferma Siboni – abbiamo perso decine di ore perché nessuno si prendeva la responsabilità di certificare la corretta attribuzione alle ceneri. La riconsegna dell’urna ai famigliari poi esige particolari passaggi, le procedure sono molto rigide, quando è stato scoperto l’errore non potevamo certo riconsegnarla così, senza le certificazioni”. Alla prima segnalazione alla Procura, ne seguirà un’altra da parte di Aem, dopo la riconsegna alla famiglia. Per la famiglia Marinoni dunque, un parziale lieto fine, nel dramma della scomparsa di una persona cara. g.biagi

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