Cronaca

Bosco ex Parmigiano: Sofje, di famiglia musulmana, battezzata dal vescovo

Sofje proviene da una famiglia numerosa, di origine musulmana, ma sotto il regime comunista in Albania professare la fede è difficile. Così arriva in Italia vent’anni fa con un barcone che trasporta migliaia di albanesi come lei in fuga dal Paese. Accolta a Cremona, presso la Casa “Focolare Grassi”, inizia a conoscere alcune coppie della San Vincenzo de’ Paoli. Sono anni dove non si perde d’animo, lavora, tesse amicizie, come quella con i coniugi Ferragni, fino all’incontro con Angelo, con cui si sposa e si trasferisce a Lodi. Dentro di lei cresce e matura il desiderio di aderire alla fede cristiana e di ricevere il Battesimo per l’incontro con alcuni amici che la accolgono e le parlano di un Gesù vivo, non qualcosa di lontano e sepolto nel tempo.

Il desiderio si fa più prepotente quando – tornati a Cremona – Angelo si ammala di tumore e poi muore, un anno e mezzo fa. Nel dolore e la sofferenza prende coscienza una volta di più della necessità di un dialogo e di una figliolanza con Dio.

Il Battesimo, insieme alla Cresima e alla Prima Comunione, viene fissato per la notte di Pasqua, ma il covid arriva a complicare le cose. Ma è rimandato solo di qualche settimana.

Nel pomeriggio di domenica 21 giugno, infatti, Sofje ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana dalle mani del Vescovo nella chiesa del Bosco e ex Parmigiano, accompagnata dagli amici don Alberto Mangili e don Marco Genzini, dai coniugi Ferragni (padrino e madrina), dai fratelli e familiari e dai tanti amici con cui condivide il cammino umano e di fede all’interno di Comunione e Liberazione.

«”Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche io lo riconoscerò davanti al Padre che è nei cieli”. Tra le tante parole che Gesù ci rivolge oggi, questa mi sembra illuminante per chi, come te Sofje, riconosce Gesù come Signore con semplicità. Chi si accorge di un amore così e lo riconosce, ci si immerge conoscendo così ancor meglio la propria vita. Riconoscendo Gesù riconosciamo noi stessi», ha detto mons. Napolioni durante l’omelia. «Il battesimo è un tuffo nel mistero della morte e della Risurrezione, in quell’acqua viva che chiama l’eternità. Perché il Signore è fedele alle sue promesse».

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