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100 anni fa l'unica vittoria cremonese al Giro d'Italia: la storia di Tano Belloni

Passato ingiustamente alla storia come l'Eterno Secondo, il ciclista nato a Pizzighettone è stato personaggio e atleta di rilievo

Un secolo fa, il 6 giugno del 1920, Gaetano ‘Tano’ Belloni vinceva il suo primo e unico Giro d’Italia, l’unico cremonese a riuscirci. L’arrivo a Milano fu un trionfo in una Corsa Rosa in cui Belloni (in maglia Bianchi) vinse tre delle 8 tappe, cui va aggiunta l’ultima in cui sono stati nominati vincitori ex aequo 9 corridori, tra cui lo stesso Tano perché i tifosi invasero l’ippodromo Trotter impedendo la volata finale. Fu un Giro duro: su 49 partenti, tagliarono il traguardo finale solo 10 corridori, tanto che persino il Campionissimo Costante Girardengo fu costretto al ritiro dopo aver accusato un malore, forse ‘diplomatico’, dopo essere stato staccato da Tano che lo aveva attaccato dopo una foratura. Belloni prese il comando della Generale alla seconda tappa (la Torino-Lucca del 25 maggio) battendo in volata Brunero, compagno di fuga dopo l’inconveniente occorso a Girardengo, e suo rivale nella Generale. Nella tappa tra Roma e Chieti accadde di tutto: Belloni fora e un compagno gli porge un tubolare (cosa vietata dal regolamento), così il cremonese fa tutto da solo, ma viene penalizzato di 30” e perde il comando della Generale a favore del compagno Gremo. La Legnano, squadra del rivale Brunero, non ci sta e si ritira per protesta. Belloni, con una mirabile azione sul Carso, vinse a Trieste la penultima tappa tornando leader.

Belloni è nato a Pizzighettone il 27 agosto 1892, per poi trasferirsi a Milano con la famiglia quando aveva poco più di 10 anni. Lesionatosi al pollice della mano sinistra mentre lavorava in una fabbrica tessile, Tano si è avvicinato al ciclismo iniziando ad ottenere risultati di rilievo anche tra i Dilettani, tra cui spicca su tutti il Giro di Lombardia ‘pro’ del 1915. Passato professionista l’anno successivo, dopo una querelle legata ad una reclame della Pirelli (pubblicata a sua insaputa), Tano inizia una carriera ricca di successo. Nonostante questo, è passato ingiustamente alla storia come l’Eterno Secondo, a causa della rivalità (solo sportiva) con Girardengo, di cui in realtà era grande amico. Belloni, al contrario, preferiva di gran lunga il motto: “Pronti, via, prim Bellon!”.

Esentato dalla chiamata alle armi durante la Prima Guerra Mondiale a causa della vecchia lesione, il cremonese può correre, pur tra mille difficoltà, fino al 1932, con una ‘postilla’ tre anni più tardi quando svolge solo attività su pista. Nel 1929, la tragedia lungo le strade del Giro: un bambino invade la strada e Belloni non riesce a evitarlo, con il piccolo che spira tra le sue braccia per la disperazione del corridore. Oltre al Giro del 1920, Tano ha conquistato anche due Milano-Sanremo e tre ‘Lombardia’ (l’ultimo dei quali a 36 anni), cui si aggiungono diversi successi in Germania. Alla strada, il pizzighettonese ha affiancato anche una florida attività in pista, soprattutto negli Stati Uniti: prestazioni che gli hanno permesso di “farsi la casa” in viale Certosa a Milano. Finita la carriera da atleta, Belloni diventa prima Direttore Sportivo di alcune squadre, poi direttore del Vigorelli di Milano. Belloni si è poi spento il 9 gennaio 1980.

Personaggio istrionico, generoso ed estroverso, lo inseguono una serie di aneddoti, tra leggenda e realtà, a partire dalla sua fama – sempre alimentata – di tombeur de femmes. Dal quadro di Picasso, vinto come premio di tappa al Giro e dato via per due lire (“Ma chi l’è queschi? Mi el do via, con quel nom lì…”, come riportano Delfino e Petrucci nel libro ‘Tano, la busca!’) alla pistola di Napoleone con cui dava gli start al Vigorelli, passando per i gesti per compiacere il pubblico come quello di raccogliere la busca (pagliuzza) che faceva in modo plateale scatenando gli applausi della folla.

Molto legato al suo paese natale, Belloni era solito tornare a Pizzighettone circa una volta alla settimana, ovviamente in bicicletta. Faceva tutto in giornata: partenza con pane e grana al mattino presto, il pranzo e un saluto agli amici di sempre e ai parenti e il ritorno a Milano in serata. Proprio nel centro abitato cremonese, era sorta anche una squadra ciclistica che portava il suo nome e, nel corso degli anni, le Amministrazioni Comunali gli hanno dapprima dedicato una via (inaugurata anche da Gino Bartali) e poi una targa apposta sulla casa natale nella borgata di Gera. Anche Plan de Corones ha voluto celebrare il mito di Tano Belloni, dedicandogli il tornante numero 13 – tra gli altri grandi del ciclismo – lungo le strade battute dalla Corsa Rosa.

Mauro Taino

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