La nostra provincia divisa va piano, gli altri corrono
Mentre la provincia di Cremona si fa delle pippe, gli altri territori sgomitano.
Loro corrono, noi camminiamo. Alle gazzelle preferiamo i bradipi.
Secondo un parlamentare cremonese defunto siamo dei ruminanti, rispettosi e coerenti con l’agricoltura, fiore all’occhiello della nostra terra.
Avevamo un’Asl autonoma. Ora dipendiamo dall’Ats valpadana di Mantova.
Il Parco dell’Oglio ha sede a Orzinuovi (Brescia). Quello del Serio a Romano di Lombardia (Bergamo).
Lgh, municipalizzata di Cremona, punta di diamante tra le multiutility di medie dimensioni, è stata ceduta per il 51 per cento ad A2A, che di cremonese ha le azioni acquisite sotto il Torrazzo.
Per alcuni, la vendita è stata una grazia ricevuta dal cielo, scordando che la Madonna o altri del suo giro intervengono solo nei casi disperati. Ora Milano decide. Cremona esegue ed è felice. Da padroni a sudditi. Accontentarsi è un pregio, spesso una virtù, qualche volta masochismo. Per essere vincenti, è necessario altro.
I collegamenti ferroviari Cremona-Milano e Crema-Milano e viceversa sono tra i peggiori della Lombardia. Da decenni i pendolari – lavoratori e studenti – protestano e rivendicano un servizio migliore. Politici e amministratori pubblici ascoltano e condividono. Promettono e non mantengono. La contestazione riprende. Le promesse pure. Altro giro altro regalo, ma i pendolari non lo vincono mai.
La Provincia non se la fila nessuno. In piazza Duomo a Crema, a ringraziare i medici cubani per l’aiuto fornito al territorio nella lotta contro il covid-19, c’erano autorità civili e religiose. A nessuno di loro è stato negato il microfono per il minuto di gloria. Fosse stato presente il presidente della bocciofila cittadina sarebbe stato concesso anche a lui. Non è avveenuto per presidente della Provincia, silenziato nonostante fosse in prima fila con fascia azzurra a tracolla ed espressione assorta.
«Sono il signor Wolf risolvo i problemi». A noi manca un Harvey Keitel che interpreti questo ruolo e un Quantin Tarantino che guidi la troupe.
La classe politica dirigente non s’inventa, si forma. Ma con i partiti trasformati in ectoplasmi la tradizione è caduta in disuso. A onor del vero da noi, attori e registi non sono mezze calzette, ma calzette intere. Brave persone, svolgono il compitino senza strafare. Musil avrebbe detto sono uomini senza qualità, che non è un’offesa. Non significa scartine, ma neppure stelle polari. Neanche stelle. Sono travet.
Cremona è aristocratica, ma un po’ fané. Ha violini, torrone e vacche in Fiera. Ha l’Arvedi, che è come la Fiat a Torino e Ronaldo nel calcio italiano. Poi ha l’Associazione industriali, meritevole di elogio per il Masterplan 3, strada da percorrere per rilanciare il territorio. Il problema è intraprenderla.
Crema è supponente, guarda a Milano, si crede trendy. E’ fighetta. Ha il Polo della cosmesi. E’ repubblica del Tortello e patria dell’organo, ma non sempre è intonata. I sindaci si sono inventati l’Area Omogena, che è già divisa e il presidente non partecipa alle riunioni ufficiali. E’ mancato a quella dei cubani e alla successiva con i militari italiani che hanno impiantato l’ospedale da campo. Gli altri sindaci c’erano.
Casalmaggiore è lontana, distaccata. Ha i pomodori, piazza Garibaldi con il Listone e il museo del bijoux. Ha Le Bine, una riserva naturale gestita dal Wwf, e consigliata dalle baedeker per ambientalisti.
Cremonese, Cremasco, Casalasco formano una Provincia unita sulla carta, non nella realtà. Da soli i tre territori non vanno da nessuna parte. Insieme potrebbero spuntare molto ai tavoli che contano, ma la probabilità che ciò accada è pari a quella di risolvere in tre minuti il cubo di Rubik.
Nelle istituzioni che fanno la storia, la provincia può contare su un parlamentare a Bruxelles, cinque a Roma e tre consiglieri regionali a Milano. Ma il può contare è frutto dell’ottimismo.
Nella squadra figurano altri due parlamentari nazionali, ma sono crediti inesigibili messi a bilancio. I giornalisti sportivi li chiamerebbero meteore, giocatori che presentati ai tifosi in pompa magna scompaiono senza neppure una presenza in panchina.
Il primo, è un deputato pavese, sessantenne della Lega. Eletto nel collegio uninominale Lombardia 4-05 comprendente una cinquantina di comuni cremonesi, una trentina di mantovani e una decina bresciani, è al terzo mandato parlamentare.
La seconda, una senatrice cuneese di Fratelli d’Italia al quarto mandato parlamentare, è andata a Roma con i voti del collegio uninominale di Lombardia 17 che drena i voti di cremonesi, cremaschi e lodigiani.
La nostra provincia è l’isola non trovata. Bella più di tutte «svanì di prua dalla galea come un’idea; è andata via come una splendida utopia e non tornerà più».
Smentiamo Guccini. Basta pippe, meno fuffa, più concretezza. Lavoriamo insieme perché l’isola bella più di tutti ritorni.
Antonio Grassi – sindaco di Casale Cremasco Vidolasco