Lettere

Acqua, soddisfazione del Comitato: i sindaci non sono caduti nel tranello

da Comitato Acqua Pubblica

Bene hanno fatto i sindaci-soci di Padania Acque ieri sera a resistere alle pressioni e a non approvare il fantomatico progetto di fusione delle aziende idriche provinciali. Si sono accorti che quello che avevano davanti era una bufala, un paravento per nascondere (maldestramente) un tentativo di furto delle loro prerogative e l’hanno seppellito con una “presa d’atto” del documento guardandosi bene dall’approvarlo. Tre elementi fondamentali sono poi emersi dalla discussione: primo, che questo non-progetto, pur nella sua vacuità, non dava alcuna garanzia sullo sbocco finale del percorso (realtà, ma anche modo elegante per dire “l’abbiamo capito benissimo che qui in fondo c’è la privatizzazione del servizio idrico”); secondo, che le modalità con cui questa proposta è stata costruita e il percorso delineato dalla proposta stessa non erano ricevibili in quanto li privavano dei loro diritti e doveri fondamentali di amministratori; terzo, che il vero nodo sul tavolo che va sciolto in prima istanza è quello di un piano d’ambito che, contrariamente a quanto i sindaci, la cittadinanza e il consiglio provinciale vogliono, continua a prevedere la gestione privatistica del bene comune acqua.
L’ennesimo tentativo di aggirare le regole democratiche portato avanti ieri si è dunque infranto contro la compattezza dei sindaci, ma non è lecito a questo punto dichiararsi soddisfatti visto che, oltre a quel piano d’ambito indegno, restano da risolvere questioni gravi: Conferenze dei Comuni i cui verbali continuano a restare latitanti, un presidente della Conferenza sfiduciato che resta impunemente al suo posto e un presidente di azienda pubblica che, in presenza di un sostanziale conflitto di interessi, si rifiuta di mollare la poltrona anche se aveva già pubblicamente annunciato di volerlo fare.
Una politica così pesantemente ostaggio del “privato” (in senso formale e in senso sostanziale) è destinata all’asfissia. Ristabiliamo le regole, ristabiliamo il primato della politica (cioè dei diritti di tutti) sulle logiche aziendali, liberiamo le aziende pubbliche dall’arroganza del mercato e avviamoci verso una gestione trasparente e partecipata dei beni comuni, fatta attraverso aziende di diritto pubblico.

Comitato Acqua Pubblica del territorio cremonese
Giampiero Carotti

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