Cronaca

Scotti (Sospiro): 'Rsa inascoltate a febbraio, ora rischio chiusura Regione consenta nuovi ingressi'

All’indomani dell’acquisizione dei documenti da parte dei Carabinieri del Nas, il presidente di Fondazione Sospiro Giovanni Scotti. si dice “sereno, nell’emergenza abbiamo dato il nostro meglio, pur nelle difficili condizioni di solitudine in cui ci siamo trovati nella difesa dei nostri ospiti. La conferma della bontà del lavoro svolto ci viene dai familiari, che sono sempre stati vicini ai nostri operatori, apprezzandone le qualità professionali ed umane”. I militari hanno prelevato faldoni e computer, come avvenuto in altre 7 case di riposo cremonesi, nell’ambito dell’indagine avviata dalla task force della Procura di Cremona per accertare eventuali colpe nella morte di anziani e disabili. A Sospiro meno che in altre strutture del territorio, ma pur sempre in misura anomala rispetto al periodo pre-Covid.

Ma per Scotti il periodo che si sta aprendo rischia di essere una seconda batosta per le strutture di ricovero, dopo la complicata fase dell’emergenza quando non si riuscivano a trovare le mascherine, neanche pagandole a prezzi fuori mercato, oppure, – proprio come è successo al’Ios – quando vennero bloccate dalla Protezione Civile per renderle disponibili per gli ospedali. “A fine febbraio – ricorda Scotti – abbiamo immediatamente sottolineato come fosse fondamentale considerare le RSA/RSD come prioritarie nel sistema di protezione dal contagio (fornitura di mascherine, tamponi su lavoratori e ospiti), altrimenti vi sarebbero state di certo pesanti conseguenze per i nostri residenti. Invece non solo non siamo stati aiutati, ma spesso penalizzati. La conseguenza è stata quella che avevamo predetto. Ed ecco due mesi dopo in molti a meravigliarsi dei decessi nelle case di cura. Eppure noi lo avevamo previsto subito chiedendo aiuto, con tutti che si voltavano dall’altra parte. Lo ripeto, abbiamo dovuto proteggere da soli i nostri residenti anziani e disabili e a Sospiro ci siamo riusciti per il 91% di loro”.
Ora, inizio maggio, siamo qui a dire che se non si dà un sostegno alle RSA, in primo luogo consentendo da parte regionale di occupare i posti letto vuoti, tra qualche settimana tutto il sistema salterà. Vediamo se stavolta saremo ascoltati. Se non sarà così, però non ci si meravigli un’altra volta se accadrà quanto prevediamo”.

Ora il problema è la sostenibilità finanziaria del sistema case di riposo: “Per le Fondazioni andrebbe bene anche il pagamento regionale del cosiddetto ‘vuoto per pieno’, ma ciò non andrebbe incontro ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie e non sarebbe garanzia di piena occupazione del nostro personale. Noi preferiamo svolgere la nostra missione che è fare buona assistenza e di conseguenza dare lavoro: dunque la Regione fissi i criteri e ci consenta i nuovi ingressi per occupare i posti letto vuoti. È meglio per le persone fragili e le loro famiglie che ne hanno bisogno, ed è meglio per noi e per l’occupazione dei nostri dipendenti.
Se rimane il divieto degli ingressi dal territorio come ora è stabilito, le RSA chiudono, perché non possono continuare a svolgere la loro attività in perdita. Per una struttura come la nostra, ad esempio, sono decine di migliaia di euro ogni mese. Chi può resistere? Se le strutture per anziani chiudono, il territorio perde garanzie sociali, ma la gente perde il lavoro. E se ciò accade ci saranno problemi di ordine pubblico. Certo la norma regionale una soluzione la dà: trasformarsi in RSA Covid. Ma la politica vuole veramente questo?
“Per i disabili la situazione è la stessa con l’aggravante della disabilità. Anche qua vanno stabiliti i protocolli per poterli accogliere. Intanto, con tutte le garanzie possibili, abbiamo iniziato operativamente l’attività del centro diurno disabili di Cremona, anche se di fatto non si è mai interrotto il sostegno alle famiglie seppur da lontano. E già stiamo studiando come muoverci per l’ambulatorio minori di Spinadesco. Ripeto, vogliamo fare ciò che siamo capaci: la buona assistenza alle persone in difficoltà”.

Sono circa 4300 i lavoratori delle 30 rsa – rsd della provincia, per 4000 ospiti;  quasi 8500 quindi le famiglie coinvolte nel sistema.

“Dalla seconda settimana di aprile – conclude Scotti –  abbiamo potuto effettuare i tamponi, secondo un piano concordato con l’autorità sanitaria, sia ai residenti, che al personale. Il monitoraggio sta andando a compimento e ci sta fornendo delle informazioni preziose. In entrambe le categorie, i risultati sono nella grandissima quantità di esito negativo e oggi la clinica generale dei residenti è stabile. Questo virus ci ha insegnato che non c’è nulla di scontato, però fosse stato concesso un campionamento a tappeto su personale e residenti due mesi fa, forse avremmo evitato tante situazioni spiacevoli. Certo, allora gli ospedali erano intasati da nuovi contagi e probabilmente si è fatta una scelta. La stessa delibera del 30 marzo che stabilisce che è meglio non ricoverare l’anziano che ha oltre 75 anni e più malattie applicando, se serve, la sedazione terminale è lì a ricordarcelo. Però, nelle RSA qual è l’anziano ultra settantacinquenne che non ha già malattie?”.

 

 

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