Lettere

Il 25 aprile e l’Italia:
si dovrebbe ascoltare
solo l'inno nazionale

da Fratelli d’Italia - Sezione Cremona

Viviamo un momento storico in cui regna la sottocultura politica, povera di memoria storica, mistificatrice della realtà, impregnata di sensazioni e pulsioni più che di fatti. Lo leggiamo tutti i giorni. La responsabilità di chiamare le cose con il proprio nome viene spesso delegata a figure mediocri o ad associazioni non più rappresentative di alcunché, non fosse altro che per ragioni anagrafiche, che non si assumono l’onere di dire la verità, perché troppo spesso in contrasto con l’opportunità politica.

In tal senso, vorremmo portare all’attenzione il fatto reale e contabilizzabile di ciò che dovrebbe essere  il 25 aprile e che invece non è. Perché fu scelta quella data? Fu scelta perché il CNL (Comitato di Liberazione Nazionale) proprio il 25 aprile 1945 da Milano, fece partire l’appello per l’insurrezione armata della città, sede del comando partigiano, contro i tedeschi nazisti invasori. Pochi giorni prima, il 21 Aprile, gli americani avevano sfondato  la linea Gotica, scendendo da li attraverso tutto il Paese. 

Ne seguì un periodo di brutalità fatto di vendette e di sangue, su cui non vogliamo soffermarci perché non fecero onore a nessuno; nemmeno è nostra intenzione dare lezioni di storia, ma crediamo che quelle nefandezze, paragonabili solo a quelle commesse prima, siano il vero motivo per il quale gli Italiani, allorquando furono chiamati a scegliere, non scelsero la loro violenza.  

Il 18-19 aprile 1948 infatti l’Italia fu chiamata alle urne per votare il Governo repubblicano ed il  risultato fu il seguente: il Fronte Democratico Popolare (Partito Comunista di Togliatti e Partito Socialista di Pertini) perse nettamente. Fu la Democrazia Cristiana ad aggiudicarsi la maggioranza relativa dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica. E le cose proseguirono così per parecchio tempo. 

L’Italia, che aveva visto l’orrore e la ferocia vendicativa espressa nello stesso modo disumano della guerra ma in tempo di pace, non scelse i comunisti o i socialisti, scelse altro. Scelse la libertà senza condizioni, scelse chi si allontanava dal dolore per costruire qualcosa di più alto di una rappresaglia armata.

Ecco perché chi in occasione del 25 aprile scende in piazza con le bandiere rosse, e non con il Tricolore, o canta dai balconi ‘Bella ciao’, e non l’Inno Nazionale, festeggia l’inizio di quella seconda dolorosa parte della guerra terminata il 3 maggio e non certo il desiderio di democrazia, di una nuova vita e di un tempo di pace che gli italiani ebbero solo dopo le elezioni del 18 aprile 1948. 

Ecco perché in occasione delle celebrazioni di questo 25 aprile dalla finestre e dalle balconate del Comune di Cremona dovrebbe riecheggiare null’altro che l’Inno Nazionale: per amore di verità e di democrazia, per amore di Patria.

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