Cronaca

La solitudine dei sindaci nei piccoli comuni tra burocrazia e tanti problemi da risolvere

Antonio Grassi

Anche i sindaci dei piccoli comuni della provincia di Cremona sono stati catapultati nella nuova situazione dettata dal coronavirus. Un’emergenza mai vista prima che li vede da un mese costretti ad affrontare problematiche pratiche, burocratiche e umane complicate, in cui spesso bisogna arrangiarsi per trovare soluzioni. Ecco la testimonianza di uno di loro, Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco Vidolasco.

Invitiamo tutti gli amministratori della provincia, se lo desiderano, a raccontarci come stanno vivendo il loro lavoro in queste settimane.

“Sono stanco. Sono sindaco di un piccolo comune, un po’ più grande di Rio Bo, mitico borgo amato dalle maestre che hanno insegnato alla mia generazione. Sono l’ultima ruota del carro. Non faccio nulla di eccezionale: devo solo eseguire. Da Roma, Milano, Cremona mi ordinano e io obbedisco. Sono come i carabinieri usi ad obbedir tacendo. Sono stanco di obbedire senza fiatare.

Applico i decreti del Governo, le ordinanze della Regione, le circolari della Protezione civile e del ministero della Salute, le indicazioni della Prefettura. Se mi azzardo a spostare una virgola il segretario comunale mi avverte che il comma 3 del punto G, che non è quello che uno s’immagina, può essere interpretato in maniera diversa dalla mia e la rogna è assicurata.

Mi sorge un dubbio. Sono Fantozzi? Su con il morale, non sono una me…, anche se qualcuno lo pensa.

Devo chiedere ai dipendenti comunali di autocertificare che la loro temperatura corporea non superi i 37,5 gradi. Obbedisco, ma non capisco. Mi chiedo: è possibile verificare la veridicità dell’autocertificazione di un parametro che può variare durante la giornata? Cerco lumi nell’ordinanza regionale, ma non ne trovo. Ma sono un sindaco di campagna e mi adeguo. Immagino che ai piani alti mangino bistecche di volpe. Noblesse oblige. Preferisco pane e salame e la saggezza di Bertoldo.

Sono stanco di essere il terminale-parafulmine delle cazzate altrui.

Sono stanco di apprendere dalla televisione quello che dovrò fare. Sono stanco. Non posso controllare che i cittadini rispettino le norme imposte da Roma e Milano. Ho un vigile urbano part time, non ho i droni e ai carabinieri non posso umanamente chiedere di più del molto che già danno. Sono in pochi per un territorio di cinque comuni.

Sono stanco di rispondere a quelli che pretendono di vivere la normalità dell’emergenza.

Sono stanco di ascoltare gente che ha tagliato l’erba nel giardino e non può portarla alla piazzola ecologica. La raccolga o la lasci sul terreno. Non è antiigienica. Il fieno non è mai stato pericoloso. Può indurre la febbre omonima, ma è meno pericolosa degli effetti prodotti dal covid-19.

Sono stanco di grafici e di curve che un «pelo si sono abbassati» e poi vedi che i numeri dei morti rimangono a tre cifre.

Sono stanco di fake news.

Sono stanco di eroi, di medici e di infermieri che s’immolano sull’altare del covid-19. Non è giusto. Non deve essere così.

«Sventurato il paese che ha bisogno d’eroi». Non è male riscoprire con Bertolt Brecht la vita di Galileo.

Sono stanco di sentire invocare Batman che salva Gotham city da Joker.

Sono stanco della contrapposizione tra sanità del nord, efficiente e quella del sud, malandata per scoprire che l’ospedale Cotugno di Napoli è un modello con zero contagi celebrato da tv e stampa nazionale.

Sono stanco del dilemma morire oggi di covid-19 o domani di fame. Non umano. Non si deve morire oggi di covid-19, né domani di fame e forse si avrà anche un mondo più giusto.

Sono stanco di leggere mail. Sono sindaco di un piccolo comune, ma ho tutte le responsabilità e le incombenze di un grande comune.

Sono stanco di fare il sindaco. Mi sono rotto i coglioni. Poi ricordo Anguilla, La luna e i falò, Cesare Pavese.

«Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

E allora mi dico che Casale è il mio paese, che sono fortunato ad averne uno. Non devo lamentarmi. Sono stanco, ma continuerò ad obbedire. Ma senza tacere.

Antonio Grassi

 

 

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