Cronaca

Giovanni Bertoletti e Monica Vacchelli, un messaggio di speranza "Abbiamo vinto noi"

SAN GIOVANNI IN CROCE – “L’incubo è finito, abbiamo vinto noi”. Un mese di preoccupazione, un mese di sofferenza ma pure un mese di coraggio. E ce ne è voluto tanto per affrontare una situazione del tutto inaspettata. A raccontarcela Monica Vacchelli, moglie dell’avvocato Giovanni ‘Gianni’ Bertoletti. Lui è ancora molto provato, sta recuperando le forze dopo un mese di lotta. Ha voluto raccontarci la sua esperienza proprio perché la sua è una piccola storia di speranza in mezzo a tanto dolore, e un invito a non arrendersi. Perché è vero che si muore, ma è pur vero che sono sempre di più le persone che riescono a sconfiggere il virus.

Una bellissima famiglia quella di Monica e Gianni. Tre piccoli (il più grande di 7 anni, poi 5 e 3 anni) e tre cani, Smithers, Nina e Viola. Lui è un’avvocato di quelli tosti. Ma la ‘corte’ che ha dovuto affrontare questa volta lo era altrettanto.

Tutto e iniziato il 2 marzo scorso. “Era tardo pomeriggio – racconta Monica – e Gianni mi ha detto di non sentirsi molto bene. Ha iniziato con la febbre e con una tosse che, soprattutto di notte, non gli dava tregua”. 11 giorni in casa, a cercare di curare quel male oscuro. Curarlo come fosse un’influenza. Nessun tampone, nessuna visita domiciliare, solo continui consulti via telefono. “Non me l’hanno mai visitato. Lo seguivano da casa. Ho conosciuto una dottoressa di Cremona che lavora in ospedale, ho recuperato un saturimetro e me lo teneva monitorato”.

Le condizioni dell’avvocato non miglioravano. Arriviamo al 13 marzo. Gianni Bertoletti viene portato a Cremona dove, privatamente, alle Piccole Figlie, gli fanno una lastra. Il responso è pesante. “Gli hanno diagnosticato una polmonite interstiziale bilaterale, ed è stato ricoverato al maggiore. Positivo al Coronavirus”. Gianni non ha un bel ricordo di quei giorni, sempre vigile ha vissuto quattro giorni emotivamente molto pesanti: “Sta incominciando ad elaborarli adesso. Essendo vigile, si rendeva perfettamente conto di tutto quello che gli succedeva intorno. Ha visto persone morire, medici stanchissimi darsi da fare. Tanti, tra il personale medico e infermieristico, erano ragazzi giovani”.

In ospedale hanno cominciato a curarlo con la terapia e un mix di farmaci. 4 giorni dopo il ricovero Gianni Bertoletti viene ‘stabilizzato’, dimesso e rimandato a casa. A casa però continuava a non stare bene. Non più febbre, ma quella tosse continua e il venerdì successivo, il 20 marzo, un dolore fortissimo ai polmoni: “E’ stata la sua fortuna – spiega Monica – perché senza quel dolore probabilmente ci saremmo accorti troppo tardi che qualcosa non andava”. Viene ricoverato per la seconda volta al maggiore di Cremona, e questa volta per una subentrata embolia polmonare nella parte bassa dei polmoni. Un’embolia che facendo pressione sulla pleura già infiammata gli provocava dolore. Altri 10 giorni di ricovero per la cura.Venerdì scorso le dimissioni ed il ritorno a casa.

Al fianco di un avvocato tosto – non poteva essere altrimenti – c’è una donna tostissima: “Ho cercato di spiegare ai bambini la situazione e di farli vivere normalmente, anche con tutte le precauzioni del caso. I bimbi sono stati il più possibile sereni. Abbiamo dovuto organizzare la vita in funzione di quello, soprattutto dopo la prima dimissione perché prima non ne sapevamo nulla. Anche i cani (in famiglia la passione per gli animali è fortissima, tutti adottati al canile di Calvatone, sono membri a tutti gli effetti del nucleo familiare) hanno colto che qualcosa non andava. Soprattutto Nina che è quella che è più legata a Gianni”.

L’avvocato in questo momento è ancora molto provato, fisicamente ed emotivamente. Un mese durissimo quello passato. “Si riprenderà con il tempo. Intanto non vede l’ora di riprendere il suo lavoro. Il dolore fisico è stato tanto, ma anche quello emotivo”.

Abbiamo raccontato questa storia – grazie alla disponibilità di Monica – per raccontare una vicenda che ha in se tanta speranza, anche per chi ancora è impegnato sulla strada della guarigione. Monica ci lascia un ultimo messaggio “La speranza c’è sempre, non bisogna mai abbandonarla. Si può guarire, e sono sempre di più le persone che guariscono anche perché i medici dopo un primo periodo adesso conoscono un po’ di più il virus. Si può tornare più forti di prima! Non arrendiamoci!”.

Monica, Gianni, i loro tre cuccioli d’uomo e i loro tre cuccioloni a 4 zampe ce l’hanno fatta. “È iniziato tutto il 2 marzo – ha concluso Monica – non scorderò niente di questi 30 lunghi giorni, ricorderò ogni singolo momento, le notti insonni, l’angoscia, il dolore, la mancanza, ma anche la forza che non pensavo di avere, la speranza, la fiducia. Ma oggi, oggi sono felice. L’incubo è finito. Abbiamo vinto noi”.

Nazzareno Condina

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