Cronaca

La testimonianza: 'Mio padre non ce l'ha fatta. E nessuno gli ha fatto il tampone'

Storie di vita che drammatiche e strazianti, storie di famiglie distrutte, di ferite che non si rimarginano: quella che il coronavirus sta lasciando dietro di se è una traccia indelebile di dolore e di morte. Come racconta Lina Grazioli, una delle tante cremonesi che si è vista la vita completamente stravolta dalla malattia, ma anche da un sistema che non funziona come dovrebbe, soprattutto per chi non accede all’ospedale.

“Tutto è partito dalla polmonite interstiziale di mia mamma, scoperta con una radiografia fatta a pagamento” racconta. “Mai una chiamata da parte dei cosiddetti assistenti. Mai una visita a casa dal medico di base. Niente tampone a mia mamma”. Ma quello era solo l’inizio: “Al mio papà è andata peggio. Lui non ce l’ha fatta” racconta.

L’uomo ha iniziato con una normalissima febbre, senza sintomi respiratori. “Anche in questo caso, mai una visita dal medico di base è mai una visita dai presunti assistenti”. Finché all’improvviso l’uomo è andato in arresto cardiaco. “Il 118 ha detto che poteva essere coronavirus” specifica la testimone. Ma anche in questo caso, “niente tampone”.

Neppure il resto della famiglia, racconta ancora Lina, è stato visitato: “A mio fratello, che è in casa con loro da quasi un mese, niente tampone” racconta ancora la donna. “Ho chiamato il 1500 e a malo modo mi hanno detto che quando avrebbe avuto sintomi avrebbe dovuto chiamare. Chiamare per cosa?”.

E tanta è l’incertezza sul futuro: “Adesso mia mamma e mio fratello sono in quarantena a casa loro. Io per quanto devo stare lontana da loro? Passati i 14 giorni si può stare sicuri? Se il metodo usato in Corea e in Veneto ha funzionato, perché non vengono fatti i tamponi anche qui?”. Tante le domande, poche le risposte. E un’amara considerazione: “Quindi non è vero che andrà tutto bene” conclude Lina.

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