Cronaca

Le vittime cremonesi del covid: la maggioranza nate negli anni '40. E l'8% non aveva patologie

Sono nati negli anni Quaranta, quelli della guerra, della Liberazione, della ricostruzione dell’Italia, della nuova Costituzione, del referendum tra monarchia e repubblica, della rinascita industriale del Paese, della ripopolazione dell’Italia dopo i disastri bellici. Tra i 70 e gli 80 anni. E’ infatti questa la fascia d’età più colpita dai morti da coronavirus in provincia di Cremona, per il bollettino che giornalmente fornisce la Regione Lombardia. Secondo il triste censimento ufficiale dei caduti sul fronte del virus, i morti a ieri sono stati 497. In realtà a questi ne andrebbero aggiunti tanti altri, almeno 200, morti in un letto delle tante case di riposo della nostra provincia, lasciate senza difese per il personale e per gli assistiti.

In maggioranza maschi, molti tra i 70 e gli 80 anni, tanti con patologie cardiovascolari ma anche una percentuale dell’8% di sani. Questa l’analisi che deriva dai freddi dati dell’Assessorato alla Sanità recapitati ieri sera, elaborati al computer con uno statistico.

I morti da Covid in provincia sono per la maggior parte maschi (il 71%), le donne (il 29%). Gli scienziati non ne hanno spiegato il motivo, probabilmente una questione ormonale, dicono, o lo stile di vita (tra le anziane bassissima la percentuale di fumatrici).

Il deceduto più giovane aveva 37 anni, quello più anziano 109. Entrambe avevano una caratteristica: nessuna patologia pregressa. Il loro assassino dunque ha un solo nome: coronavirus.

Cinque sono stati i morti tra i 40 e i 50 anni, 18 quelli che avevano tra i 50 e i 60 anni. Poi man mano che si sale con l’età, crescono i numeri dei decessi: 72 (14,49%) tra i nati negli anni Cinquanta, 195 (39,24%) quelli degli anni Quaranta, 164 (33%) quelli nati negli anni Trenta e 41 (8,25%) le persone decedute che avevano tra 90 e 100 anni.

Nei comunicati spesso si banalizza, in tanti “avevano patologie pregresse” dicono gli esperti. Certo, ma la medicina oggi tiene in vita chi ha malattie anche gravi, il virus annulla i progressi della scienza. Così dall’analisi dei dati emerge che molti deceduti avevano altre patologie presenti (oncologiche, cardiovascolari, endocrine con diabete oppure renali) ma 39 persone in provincia (il 7,85%) non avevano nessuna patologia, erano sani prima del virus e la loro età media era di 73 anni.

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