Cronaca

Gallera: 'No tamponi a tappeto' Nei laboratori Asst Cr 3907 test, meno della metà positivi

“In Lombardia non abbiamo mai fatto tamponi a tappeto, ma abbiamo cercato di ampliare la capacità di dare risposte tempestive”. Citando le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità, oggi l’assessore regionale alla sanità Giulio Gallera ha risposto alle continue richieste di effettuare tamponi anche ai malati domiciliari per evitare la diffusione del virus. “Noi partiamo dal concetto che se anche c’è un’influenza il presupposto è che sia un Covid”. Così ha giustificato il modus operandi adottato dalla Regione in questa terribile emergenza e su cui si è aperto un fronte polemico.

“Abbiamo effettuato 102mila tamponi fino ad oggi, nessun altra regione ha fatto altrettanto – ha detto  – portando i laboratori da 3 a 22 e stiamo chiedendo ad altri laboratori privati la disponibilità di venirci in aiuto, così potremo arrivare a 7 – 8mila tamponi al giorno”. Ma, ha detto Gallera, “è particolarmente problematico fare i tamponi a chi sta a domicilio e ha alcuni sintomi: è un’esigenza giusta, legittima, ma difficile da un punto di vista operativo. Noi abbiamo deciso, in Lombardia, di curare le persone, di fronte  a uno tsunami pazzesco che ha investito la nostra regione con una contagiosità velocissima”.

La priorità nell’effettuare i tamponi verrà data ai sanitari, ha aggiunto: medici e infermieri ospedalieri e medici di base. Ai primi già ora viene misurata la temperatura corporea all’inizio di ogni turno.

Nel laboratorio dell’Asst di Cremona sono stati processati ad oggi 3907 tamponi di cui 1.575 positivi e 1.763 negativi. Altri 569 sono in fase di verifica.
“Il concetto è – ha poi aggiunto per maggiore chiarezza -: al di là delle considerazioni sul tampone, consideriamo pazienti Covid anche tutti coloro che sono a domicilio e hanno una situazione di alterazione febbrile o anche un semplice raffreddore. Il meccanismo che abbiamo creato è quello di un lavoro che parte dalle direttive della legge nazionale e da un modello costruito insieme agli ordini del medici di medicina generale”: da qui è scaturito il nuovo modello di intervento, per ora avviato solo in alcuni comuni di Bergamo e di Brescia che si avvale di “unità di medicina territoriale”, ossia team di medici che vanno al domicilio di pazienti problematici, senza necessariamente ricoverarli.
In fase di consegna ci sono 800mila saturimetri che consentiranno di verificare a domicilio l’ossigenazione del sangue.

Verranno inoltre attivate le “degenze di sorveglianza”: 300 i posti letto già individuati in vari alberghi di Bergamo, dove ricoverare pazienti che non necessitano di ospedalizzazione. “E presto ne apriremo altri negli altri territori”, ha assicurato Gallera.

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