Cronaca

Coronavirus, se n'è andato Michelangelo Gazzoni, la storica voce di Cremona

Se n’è andato anche Michelangelo Gazzoni. La voce della nostra Cremona, dei nostri pomeriggi allo stadio Zini, del nostro cantòon del dialèt. Un’altra persona cara che il virus si è portata via. Michelangelo non aveva nemici, buono, disponibile, generoso, sempre allegro, amante della buona tavola.  Lo avevamo conosciuto cinquant’anni fa. Lui aveva fondato una delle prime radio libere, Radiondaverde sugli 88.3. Usava la sua radio per diffondere aneddoti, poesie, notizie insieme a tanta musica, appoggiandosi a giovani deejay. All’inizio trasmetteva da Torre Picenardi, poi ha  trasferito la radio in città, in pieno centro, appena sopra la Cafetera di corso Vittorio Emanuele con l’antenna a Porta Venezia,  sulla concessionaria Ford, all’imbocco di via Mantova. Sul tetto dello stabile, posizione avuta grazie alla amicizia con Eraldo Ferraroni.

Animatore instancabile della città, Michelangelo era sempre presente quando c’era bisogno di lui e della sua voce: presentare poesie in dialetto, i piatti degli Amici della Cucina, le iniziative del volontariato, le animazioni nelle case di riposo, le serate delle compagnie teatrali in favore di Medea, raccontare la Madonna del Po di Brancere, far rinascere il Carnevale. Se serviva era pronto anche a cantare, lo aveva fatto con il Duo di Piadena, uno dei suoi miti. Insieme ad altri amici si era inventato la Vogalunga, la discesa dei canottieri del Po fino a Venezia. E ogni volta che ne parlava raccomandava di non sbagliare vocale, “Vogaluunga con la “u”, quella con la “o” lasciamola ai veneziani” . E poi la Cremonese, la sua seconda casa. Quelle poche volte che non diceva lui le formazioni, allo Zini ti guardavi intorno smarrito: come mai non c’è? Cos’è successo? Senza la sua voce, un po’ roca e volutamente nostra, qualcosa dei tanti pomeriggi allo stadio sembrava meno diverso, meno nostrano, persino meno grigiorosso.

E poi il dialetto. Per tanti anni ne è stato la voce. Da solo o con i poeti del gruppo “El Zach”, il fiammifero, il dialetto lo ha tenuto acceso, vivo, portando a tutti quel repertorio secolare che dava suono alle atmosfere che si vivevano a Cremona o nei tanti piccoli paesi, persino le differenze tra una prossimità e l’altra. Il dialetto parlato, raccontato, come fosse un quadro di famiglia, fatto di persone, di ricordi, di gente.

E poi i proverbi. Ogni volta che lo incontravi ne tirava fuori uno nuovo da quella sapienza popolare che sembra davvero inesauribile. Gli piacevano molto quelli sulle stagioni e per tanti anni aveva accompagnato la trasmissione televisiva “Punto Verde” con un proverbio settimanale. Era un amico di Cremona1. “La televisione di casa tua” era lo slogan che gli piaceva molto e suggeriva “ditelo anche in dialetto” così la gente la sente ancora più vostra. Lo trovavamo a messa alle 11, ogni domenica in Duomo. Ogni volta, finita la messa, con la scusa del saluto, aveva una proposta per una collaborazione. L’ultima idea era quella di “pillole de sapièensa” alla fine dei nostri telegiornali. In televisione l’ultima apparizione è stata il giorno di Santa Lucia. Una telefonata l’aveva preceduta. “Vorrei recitare la poesia di Alfredo Carubelli, “Santa Lusìa d’àalter tèemp”, è stata scritta nel 1963”.  E’ arrivato puntuale in studio, si era portato il grembiulino rosso della bambina per rendere ancora più vera la scena. Poi l’ha letta commuovendosi. Ma ha commosso tutti. L’abbiamo pubblicata sulla nostra pagina di Facebook, in migliaia l’hanno condivisa.

Ciao Michelangelo, senza di te la nostra Cremona sarà più vuota. (m.s.)

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