Cronaca

Il virus colpisce commercio e artigianato: bar senza posti a sedere a rischio chiusura

Riunione del Duc (distretto urbano del commercio) prevalentemente imperniata sulla stasi dell’economia locale a Cremona a causa del Coronavirus, che sempre più sta mettendo in difficoltà operatori del terziario, commercianti e artigiani, le categorie economiche rappresentate al tavolo comunale. Oggi pomeriggio, in Comune a Cremona sono emerse le difficoltà interpretative di alcuni passaggi del decreto del consiglio dei ministri del 1 marzo, riguardanti il commercio: ad esempio la questione dei mercati, che stando al testo, sono sospesi nel prossimo fine settimana, ma non è chiaro se debbano intendersi tutti, anche quelli all’aperto, come a Cremona, o solo quelli al chiuso. Il nuovo decreto fissa poi regole insostenibili per alcune tipologie di pubblici esercizi che non hanno posti a sedere: il testo prescrive infatti che non possono entrare nei locali più persone di quante siano le sedie. Ma a Cremona sono tanti i locali, tra bar e tramezzerie, che servono solo al bancone e stando alla lettera del decreto non possono esercitare l’attività.

Su entrambe le questioni, bar e mercati, “il Comune sta facendo un interpello direttamente al Governo, visto che il decreto è ministeriale”, precisa l’assessore al Commercio Barbara Manfredini, che conferma anche l’autorizzazione allo svolgimento dello Sbaracco, già in programma i prossimi 7 e 8 marzo.
“Qui o si chiude tutto, oppure si stabiliscono indennizzi seri, perchè molte attività sono già in ginocchio dopo questi primi 8 giorni”, è stato detto al Duc da alcuni rappresentanti del settore commercio. Ma sul fronte delle possibili agevolazioni economiche è ancora buio fitto e il Comune ha fatto intendere di non essere in grado di tagliare la tassazione locale (ad esempio tassa rifiuti o imposta sulla pubblicità), in quanto quelli sono introiti necessari all’ordinaria amministrazione dell’ente. Occorrerà attendere gli stanziamenti del Governo per capire in che modo le quattro province già individuate nel decreto come bisognose di misure sanitarie particolari (Cremona, Lodi, Bergamo e Piacenza) possano avere agevolazioni. La Giunta di dopodomani inoltre potrebbe affrontare il tema delle agevolazioni a determinate categorie.

I lavoratori autonomi dell’artigianato sono tra le categorie più colpite, come spiega Marco Cavalli, direttore Cna: “Pensiamo alle piccole ditte con due, tre dipendenti: basta che uno o due di loro siano risultati positivi o siano in malattia per rendere impossibile i lavori. Senza contare che, per paura del virus, molti clienti disdettano lavori programmati perchè preferiscono aspettare la fine dell’emergenza”. Ogni categoria artigianale ha la sua peculiarità ma più o meno gli stessi problemi: dai taxisti perchè c’è meno richiesta di mobilità, agli autotrasportatori che non hanno merce da consegnare; dalle agenzie di trasporto persone che hanno perso tutte le gite scolastiche, alle lavanderie. E poi c’è la questione degli estetisti e dei parrucchieri: impensabile per questi artigiani lavorare mantenendo la distanza di un metro dai clienti.

“L’emergenza sanitaria è ovviamente la priorità – continua Cavalli – e ci auguriamo tutti che possa scemare nei prossimi giorni; ma accanto a questa dobbiamo pensare alle conseguenze economiche che si protrarranno sicuramente per tanto tempo. Uno dei temi è la quantificazione dei mancati introiti: come si potrà dimostrare il danno subito? Come associazione stiamo avviando una ricognizione tra le aziende della zona rossa, dovremo costruire strumenti efficaci che ci consentano di misurare il fenomeno in maniera oggettiva. Adesso è importante muoversi tutti assieme: i territori delle quattro province, le parti politiche senza distinzione di colore, le categorie economiche”. Insomma una ‘maxi provincia’, quella che si va delineando partendo dall’emergenza sanitaria, che faccia fronte comune anche per le questioni economiche.

Anche per questo già oggi il sindaco Galimberti ha preso contatti con la collega di Piacenza per concordare applicazioni univoche del decreto del 1 marzo, che come visto lascia aperti molti dubbi. g.biagi

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