Cronaca

Commemorato al Cimitero il Giorno del Ricordo

Cerimonia commemorativa questa mattina, al Civico Cimitero di Cremona, in occasione del “Giorno del Ricordo”, la ricorrenza istituita nel 2004 dal Parlamento per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Il sindaco Gianluca Galimberti, il prefetto Vito Danilo Gagliardi e Laura Calci Chiozzi, presidente del Comitato di Cremona dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, hanno deposto una corona di alloro al monumento ai Caduti Giuliano Dalmati di tutte le guerre, presenti le autorità civili e militari cittadine ed i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e partigiane, mentre il trombettiere del Complesso Bandistico “Città di Cremona” ha suonato “Il Silenzio”. Il parroco della Beata Vergine Lauretana e S. Genesio di Borgo Loreto, don Pietro Samarini, ha poi letto una preghiera.

A nome dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha fatto un breve ma molto toccante intervento Laura Calci Chiozzi, ricordando i giorni dell’esodo, l’arrivo in Italia e il successivo trasferimento a Cremona dove lei e anche gli altri esuli Giuliano Dalmati vennero accolti con grande spirito di solidarietà.

La cerimonia al Cimitero si è conclusa con l’intervento del sindaco Gianluca Galimberti che, prendendo spunto dalle parole di Laura Calci Chiozzi, ha tra l’altro ricordato che la nostra città ha una grande storia di accoglienza: in quegli anni difficili per le conseguenze del secondo conflitto mondiale, i cremonesi, pur nella loro condizione di povertà, accolsero quei poveri privi di tutto che giungevano dall’altra sponda dell’Adriatico. Il Sindaco ha poi ricordato il viaggio compiuto lo scorso anno con 800 studenti in quelle terre di confine dove si trovano le foibe e dove sopra un buco nero vi è una croce che racconta il dolore.

Il primo cittadino ha quindi sottolineato che, nei loro interventi, tutti Presidenti della Repubblica Italiana hanno affermato che, in occasione di questa ricorrenza, non deve essere negato ma ricordato quello che è stato, invitando infine a riflettere su cosa può accadere quando prevale l’odio, quando non si entra in relazione gli uni con gli altri, quando si smarriscono gli ideali, mentre ora più che mai è giunto il tempo della speranza, speranza che vuol dire impegnarsi per un’Europa che sia più coesa.

In occasione della giornata, anche il presidente della Provincia Mirko Signoroni è intervenuto, ricordando che “abbiamo tutti noi l’obbligo della memoria, di mantenere vivo e non dimenticare quegli orrori contro l’umanità rappresentato dalle foibe ed in particolare delle atrocità, sofferenze e dolori dell’esodo, che vide fiumani, istriani e dalmati compiere una scelta difficile, lasciando la propria terra, ricominciando da zero la propria vita in Italia”.

“Anche Cremona e la sua provincia accolsero centinaia di esuli istriani e giuliano-dalmati” evidenzia. Una piaga che iniziò dall’autunno del ’43 e durò fino al 1947, i cui fatti storici ci riportano drammatici eventi con rastrellamenti, deportazioni ed uccisioni di migliaia di persone. Non possiamo dimenticare e vorrei ricordare un passaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella letto in occasione del “Giorno del ricordo” lo scorso anno: “Desidero ricordare qui le parole di una dichiarazione congiunta tra il mio predecessore, il Presidente Giorgio Napolitano, che tanto ha fatto per ristabilire verità su quei tragici avvenimenti, e l’allora Presidente della Repubblica di Croazia Ivo Josipovi? del settembre 2011: “Gli atroci crimini commessi non hanno giustificazione alcuna. Essi non potranno ripetersi nell’Europa unita, mai più. Condanniamo ancora una volta le ideologie totalitarie che hanno soppresso crudelmente la libertà e conculcato il diritto dell’individuo di essere diverso, per nascita o per scelta”. L’ideale di Europa è nata tra le tragiche macerie della guerra, tra le stragi e le persecuzioni, tra i fili spinati dei campi della morte.

Si è sviluppata in un continente diviso in blocchi contrapposti, nel costante pericolo di conflitti armati: per dire mai più guerra, mai più fanatismi nazionalistici, mai più volontà di dominio e di sopraffazione. Con queste parole, dove ora in quei territori vi troviamo invece dialogo, incontro tra culture differenti e arricchimento vicendevole nel pluralismo, rivolgo un monito soprattutto ai giovani affinché ricordando questi drammatici eventi, non tornino mai più totalitarismi, ideologie che annientano l’uomo e la società. La libertà e la democrazia sono beni inestimabili come lo sono la pace ed il dialogo, patrimonio di tutta l’umanità”.

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