Cultura

STORIA - Pergami, l'amante cremasco di Carolina di Brunswick: l'epilogo

Di Marco Bragazzi – seconda parte

Rientrati in Italia dopo il tour del basso Mediterraneo la coppia, perché ormai tale sembrava, comincia ad accusare i “sintomi” di una vita di certo sfarzosa, le finanze cominciano a restringersi e Carolina decide di vendere Villa d’Este per soggiornare a Pesaro, ai tempi parte dello Stato Pontificio, nella sua nuova tenuta di Villa Vittoria. Qui Pergami diventa una sorta di studente liceale lasciato in libera uscita durante una gita all’estero, preso da una sorta di fobia da assenza di stemma araldico decide di inventarlo, con colori e pennelli si adopera per creare uno stemma che sia paragonabile al suo blasone. La fantasia pittorica di Bartolomeo andava pur espressa da qualche parte e, così, pennelli alla mano, il cremonese decide di “arricchire” con il suo talento le pareti di Villa Vittoria del suo nuovissimo simbolo araldico frutto di una “meticolosa” cernita tra leoni rampanti, orsi, corone, spade e altri richiami nobiliari.

La servitù della duchessa è estenuata dall’atteggiamento dell’ex ufficiale che si fa mantenere dalla moglie di Giorgio IV, la “simbiosi nobiliare” di Pergami lo porta ad ordinare ceramiche da pranzo con raffigurato il suo volto e quello di Carolina, in un tripudio kitsch che poco si adattava agli austeri corridoi di Buckingham Palace. I cortigiani inglesi danno le dimissioni e tornano a Londra ma Bartolomeo ha in serbo il colpo da maestro, al loro posto chiamerà in quel di Villa Vittoria amici e parenti sempre pronti ad omaggiare la donna più potente del mondo. Carolina è però una persona felice, vive in posto unico con una persona quantomeno un po’ “eccentrica” ai suoi occhi, ma il ritorno in patria della servitù coincide con l’esplosione della furia di Giorgio IV il quale, oltre a finire regolarmente sulle peggiori vignette satiriche d’Europa, deve gestire i suoi problemi con le casse – ormai vuote – della famiglia reale.

Per risolvere la questione decide di fare la mossa peggiore, forse preso da un momento di noia o di ira decide di sposare la sua amante, Maria Fitzherber, facendo finire nel panico l’Impero britannico e il Parlamento in quanto la bigamia reale era vietatissima inoltre, per i regnanti, l’adulterio rappresentava l’unico modo per attivare le pratiche di divorzio. Già, il divorzio, ovvero l’unica possibilità per Giorgio IV di liberarsi di Carolina di Brunswick senza dover mettere a rischio la corona che gli spettava di diritto. Annullato subito il secondo matrimonio di Giorgio IV rimaneva il problema di risolvere il primo e, dal 1816 al 1819, l’Italia diventerà meta di un anomalo e crescente flusso turistico in partenza dall’Inghilterra, flusso che faceva comodo ai commercianti locali ma che aveva uno “spirito” diverso da quello tipico commerciale. I “turisti” inglesi che affolleranno alcune città italiane avevano poco a che fare con la storia e la cultura, erano in realtà spie inviate dal governo inglese per raccogliere il numero maggiore di prove da presentare al processo per adulterio che Giorgio IV voleva intentare nei confronti di Carolina. Le spie inglesi interrogavano chiunque avesse avuto rapporti con la futura Regina o la sua corte, si presenteranno anche a Cremona per raccogliere le prove, depositate nel tribunale locale, in merito al comportamento poco morale di quel Bartolomeo Pergami che stava creando più problemi alla Corona inglese che neanche gli indipendentisti statunitensi dall’altra parte dell’Oceano Atlantico 40 anni prima.

In quei documenti, tradotti e depositati da Cremona al Treasury Solicitor – praticamente il Tribunale civile inglese più importante dell’epoca – Bartolomeo Pergami risulta accusato, insieme a Francesco Salomoni, di una rapina avvenuta nel 1809 ai danni di una cittadina lodigiana. Se per Salomoni si aprirono le porte del carcere per 3 anni in quanto autore materiale del furto, per Bartolomeo arriverà una sentenza di innocenza per mancanza di prove ma, secondo quanto riportato dal verbale, il giudice Vacchelli riconoscerà una certa pericolosità sociale per Pergami condannandolo a 6 mesi di arresti domiciliari sotto lo stretto controllo della Polizia. Il lavoro di preparazione al processo fu meticoloso da parte di Giorgio IV ma, nel 1817, accadde un fatto che traumatizzò l’intera Inghilterra: la figlia di Carolina, Carlotta, morirà per le conseguenze del parto del suo primogenito nato anche lui senza vita.

Il dolore di Carolina divenne profondo e, per un certo periodo di tempo, la coppia resterà isolata a Villa Vittoria per far riprendere la duchessa dall’enorme lutto che l’aveva colpita. In quel periodo nessuno faceva pressioni sulla coppia, in città le stranezze di Pergami vennero dimenticate ma in Inghilterra alcuni scrittori come Lord Byron, legatissimo a Cremona e ai suoi violini, appellarono la futura Regina con il termine di “The Immoral Queen”, ovvero la Regina senza moralità. Superato il trauma del lutto dopo più di anno anche Bartolomeo è pronto a “tornare in campo” con la sua “istintiva” creatività. Agli inizi del 1819 invita a Villa Vittoria un giovane ma già famoso compositore pesarese di nome Gioacchino Rossini per fare in modo di allietare una serata con la sua musica. Rossini, ben conoscendo la nomea del cremonese, era poco incline nell’avere problemi anche con la Casa Reale inglese per cui rifiuta l’offerta giustificandola con un persistente mal di schiena.

Passata qualche settimana il direttore d’orchestra è sul palco del teatro cittadino per dirigere una sua opera ed, evidentemente, il mal di schiena gli era passato dato che, non propriamente felice per il diniego ricevuto precedentemente, Pergami spedisce i suoi sgherri armati di coltelli e pistole sul palco del teatro forse per vedere fino a che punto funzionavano gli unguenti medicinali in quegli anni. Rossini si dimostrerà perfettamente guarito in una maniera tanto rapida quanto miracolosa, dato che sarà velocissimo nel mollare la bacchetta e nell’arrampicarsi come un gatto sui palchi degli spettatori per trovare rifugio e poi fuggire dai “bravi” che volevano “semplicemente” chiarire con lui come rispondere correttamente alle più alte sfere nobiliari.

Il 1819 sarà l’anno della svolta nel rapporto tra Carolina e Bartolomeo, la pazzia di Giorgio III stava peggiorando, la duchessa decise di aprire alla possibilità del divorzio legale a patto che non avvenisse a causa della sua ammissione di adulterio, proposta che non poteva essere accettata in quanto unico motivo legale valido per la separazione. A Pesaro i rapporti con i cittadini sono diventati problematici e i due decidono di trasferirsi in Francia verso la fine dell’anno senza, ovviamente, passare da Cremona o Milano donde evitare che Bartolomeo possa incontrare “vecchi amici”, però in Carolina comincia a farsi spazio l’eventualità di chiudere il matrimonio con l’erede al trono. Ma il 20 gennaio 1820 le cose precipitano, Giorgio III muore lasciando il trono a Giorgio IV, Carolina si imbarca da Calais destinazione Inghilterra per rivendicare quel trono che, fino a prova contraria, le apparteneva di diritto. L’ultimo atto della duchessa prima della partenza nei confronti del cremonese sarà quello di dotarlo di una corposa rendita e di vari terreni sparsi in varie parti d’Italia; una volta salpata la nave la Regina d’Inghilterra non rivedrà mai più quell’uomo che aveva, nel bene o nel male, trasformato la sua vita.

IL PROCESSO PER ADULTERIO  – In Inghilterra Giorgio IV fece partire subito il processo per adulterio, Carolina decise di affrontarlo e così il Re chiese a Pergami, a Parigi, di raggiungere Londra per testimoniare. Bartolomeo non era molto dell’idea di accettare l’invito, Giorgio IV non era di certo come Enrico VIII che aveva il vizio di spedire sul patibolo mogli e i loro amanti veri o presunti, ma il cremonese poteva anche diventare “sconveniente” arrivare a Londra e trovare il boia di corte che lo aspettava. Il nuovo Re d’Inghilterra viene incoronato il 19 luglio 1821 con una cerimonia dove Carolina viene lasciata letteralmente alla porta in quanto non le viene nemmeno consentito l’accesso alla Abbazia di Westminster. La sera stessa la Regina d’Inghilterra cadrà fortemente provata per poi morire circa 20 giorni dopo, il 7 agosto, con il titolo di Regina d’Inghilterra ancora mantenuto di diritto in quanto dal processo non era ancora emersa alcuna sentenza.

Pergami scomparirà circa 20 anni dopo lasciando alla figlia Vittoria le proprietà ottenute tra cui la masserizia Pergami-Belluzzi nel ravennate dove si nascose Giuseppe Garibaldi nell’agosto del 1849. Il cognome Belluzzi, arriva da Gaetano, nobile pesarese marito di Vittoria, ovvero colui che era presente nel palco del teatro dove trovò rifugio Rossini per scappare dai sicari mandati dal suo futuro suocero.

Con la morte di Carolina si concluse una delle storie più incredibili dell’inizio del XIX secolo, una storia di interessi, di amore, di scandali ma soprattutto di quel piacere di vivere che, spesso, è il più grande piacere esistente.

La masseria Pergami – Belluzzi

LEGGI QUI LA PRIMA PARTE

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...