Cronaca

La truffa del finto incidente: più di 20 raggiri in due mesi Vittima: ‘Sembrava tutto vero’

“Mi hanno detto al telefono che mio figlio era stato coinvolto in un tamponamento e che non aveva l’assicurazione in regola. Rischiava di finire in carcere. Io di solito non sono una sprovveduta, ma in quel momento pensavo a mio figlio”. Così ha raccontato in aula Mirella, 82 anni, cremonese, presunta vittima della truffa del finto incidente, raggiro che a Cremona, tra l’ottobre e il novembre del 2015, oltre a quello di Mirella, aveva visto numerosi episodi, almeno due o tre alla settimana. Per i carabinieri, gli autori erano Fabio Manduca, 38 anni, e Mario Della Magna, 43 anni, entrambi napoletani e con precedenti. Dopo l’arresto di Manduca, avvenuto a Sesto San Giovanni, le truffe, così come ha spiegato in aula uno degli inquirenti, “si erano dissolte”.

Mirella era una delle presunte vittime. Oggi, per la quinta volta, l’anziana, accompagnata dalla figlia, ha raggiunto palazzo di giustizia per raccontare i fatti. Non aveva potuto le volte precedenti: il primo marzo del 2018, per uno dei due imputati, che è in carcere, non era stata disposta la traduzione dal carcere al tribunale, così come vuole la legge, per dare la possibilità al detenuto di essere presente; a giugno mancava il difensore, l’avvocato Esposito di Napoli, assente giustificato. A dicembre del 2018 era in corso lo sciopero degli avvocati, mentre il 24 giugno scorso mancava sempre l’avvocato Esposito e per di più non era ancora stata disposta la traduzione dell’imputato.

Stavolta ci è riuscita, Mirella, e al giudice ha spiegato di aver ricevuto una mattina la telefonata di un avvocato che le diceva che per togliere suo figlio dai guai avrebbe dovuto pagare. “Ho provato subito a telefonargli sul cellulare”, ha raccontato l’anziana, “ma mi hanno risposto i carabinieri che mi hanno detto che mio figlio era da loro e che avrei dovuto pagare 3.000 euro per evitare che andasse in carcere. Ma io una somma del genere non ce l’avevo. ‘Cerchi di raccogliere il più possibile’, mi hanno detto, e alla fine sono riuscita a racimolare 500 euro. ‘Vanno bene. Non risponda più a nessuno. Le mandiamo una persona alla quale dovrà dare il denaro’”. Per l’accusa, chi si era presentato a casa di Mirella per ritirare i soldi era Fabio Manduca. “Ha preso i soldi e se n’è andato senza dire una parola”, ha spiegato l’anziana. Non ha avuto con me atteggiamenti brutti. Quando poi a casa è arrivato mio marito ha telefonato all’assicurazione che gli ha detto che la documentazione di mio figlio era in regola e che si era trattato di una truffa. Siamo andati dai carabinieri”. All’epoca, la donna aveva riconosciuto in foto la persona che si era presentata a casa sua, e anche oggi in aula, seppur con qualche incertezza, ha indicato la foto numero tre corrispondente a Manduca. “E’ giusto?”, ha chiesto la donna al pm. “Non glielo posso dire”.

In aula ha testimoniato anche il maresciallo maggiore Federico Cardinali, comandante della sezione operativa della Compagnia di Cremona. “In quei due mesi”, ha spiegato, “tra l’ottobre e il novembre del 2015, c’erano stati diversi episodi, tutti con lo stesso modus operandi. Un finto avvocato contattava sull’utenza fissa le vittime, sempre donne anziane, dicendo che i figli o le figlie avevano avuto un incidente e che avrebbero dovuto pagare per risolvere le conseguenze penali. Per conferma, le vittime venivano spesso invitate a chiamare le caserme o i commissariati. Il fatto è che chi era al telefono non riattaccava, e in   questo modo, anche se gli anziani contattavano i figli o le forze dell’ordine, la linea restava aperta e quindi anche il collegamento con il primo chiamante, che ovviamente cambiava identità e si spacciava per carabiniere”. Le indagini si erano avvalse delle analisi dei tabulati telefonici delle vittime ed era emerso che le utenze mobili partivano da Napoli. La svolta c’era stata il 25 novembre del 2015 quando Manduca era stato arrestato in flagranza di reato. Dai tabulati dei telefoni di Manduca e dai suoi spostamenti si era poi risaliti al presunto complice. La mattina della truffa ai danni di Mirella, i due imputati, così come rivelato dalle celle telefoniche, si trovavano a Cremona. Due, oltre all’82enne, le anziane cremonesi che avevano subito il medesimo raggiro.

La sentenza per i due imputati, uno difeso dall’avvocato Andrea Polara e l’altro d’ufficio dall’avvocato Cesare Grazioli (l’avvocato Esposito anche oggi non si è presentato) sarà pronunciata il prossimo 9 dicembre.

Sara Pizzorni

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