Cronaca

'Da anni senza sonno per il cinguettio di 200 cocorite' A processo i proprietari

L’avvocato Cortellazzi

Sono esasperati. Da quasi cinque anni i loro vicini di casa hanno messo in piedi nel garage di una villetta bifamiliare a Malagnino un allevamento di quasi 200 volatili tra cocorite, pappagalli e canarini. Risultato: cinguettii dalle cinque del mattino, odore, sporco, una situazione che ha costretto i vicini di casa a non dormire più, a chiudere sempre le finestre, a non andare in giardino, a non poter nemmeno più invitare gli amici a casa. Una situazione che nessuno, Comune compreso, è riuscito a risolvere, obbligando marito e moglie a ricorrere in tribunale e a costituirsi parte civile contro i loro vicini, Rudi Casella ed Elisa Guarneri, accusati di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone.

“I rumori cominciano la mattina presto”, ha spiegato oggi al giudice Luciano Ghidini, rappresentato, insieme alla moglie e al figlio, dall’avvocato Massimiliano Cortellazzi. “Si tratta di un allevamento vero e proprio, ma non c’è partita Iva, è abusivo. Oltretutto fa vendita, è pubblicizzato su internet. Per noi il riposo è impossibile. Siamo costretti a chiudere tutte le finestre, abbiamo anche cercato di vendere la casa, ma non ci siamo riusciti per via di questo problema, non sappiamo più cosa fare. Cinguettii alle 5 della mattina di 100, 150, 200 volatili, musica in sottofondo, sporco, piume dappertutto in giardino”. “Non sono qui a dire che trattino male gli animali”, ha voluto chiarire Ghidini, “chiedo solo di poter vivere in pace con la mia famiglia”. Negli anni, “nè il Comune, nè i carabinieri, nè l’Asl, nè la finanza”, ha spiegato, “sono riusciti a far nulla. A noi sarebbe bastato che i vicini spostassero l’allevamento in un luogo più isolato, non proprio sotto le nostre finestre”.

Secondo quanto si legge nell’atto di costituzione di parte civile, “dal 2015 il numero di ospiti dell’allevamento è ulteriormente accresciuto, e di pari passo i rumori, diventati intollerabili, con strepitio che inizia all’alba e si protrae fino a sera, odori divenuti miasmi insopportabili, tanto più nei periodi caldi, quando la basculante del garage è sollevata”. “Un allevamento”, si legge nel documento di parte civile, “verosimilmente abusivo, in quanto non si comprende come, se fosse vero il contrario, possa mai esserne stata concessa l’autorizzazione” e che non riguarderebbe solo Ghidini e la moglie, “ma un numero indeterminato di persone, posto che tale allevamento non è ubicato in un luogo isolato, ma in un centro abitato, in mezzo a numerose abitazioni. Vane le rimostranze e i tentativi di risolvere, dapprima bonariamente, la questione con i vicini, assolutamente incuranti del grave disagio arrecato, e di ottenere poi un ausilio dagli organi competenti, tra cui il sindaco di Malagnino”.

Nei confronti dei due imputati, a processo difesi dall’avvocato Roberto Guareschi, l’allora pm Lorenzo Puccetti aveva chiesto l’archiviazione, ma l’avvocato Cortellazzi si è opposto, e il giudice gli ha dato ragione, mandando la coppia a dibattimento. “Visto l’impianto, la tecnologia utilizzata, il numero di animali allevati”, scrive il gip nell’ordinanza, “accertata la presenza di 170 esemplari e varie gabbie di cova, deve ritenersi che sia in essere un vero e proprio allevamento che esula da una normale attività amatoriale/affettiva; che agli atti vi è segnalazione di un annuncio finalizzato alla vendita-scambio; che il sistema di areazione non sembra a norma per altezza, dispersione e vicinanza alle abitazioni limitrofe, che si rende pertanto necessaria la valutazione di tale attività di ‘impresa’ in relazione al contesto residenziale in cui è stata avviata”.

Oggi in aula, con parere negativo del pm e della parte civile, la difesa ha fatto richiesta di oblazione, ma il giudice ha rigettato l’istanza, in quanto “l’oblazione non è ammessa quando permangono conseguenze dannose o pericolose del reato”. L’udienza è stata quindi aggiornata al prossimo 20 dicembre per sentire i cinque testimoni del pm.

Sara Pizzorni

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