Ordigno incendiario alla Cdl, Di Giovanna patteggia sei mesi
Ha patteggiato sei mesi, pena sospesa, Cesare Di Giovanna, cremonese, 24 anni il prossimo 26 luglio, che si era candidato alle elezioni comunali per la Lega. Di Giovanna, che era presente in aula, era accusato di concorso in danneggiamento seguito da incendio insieme al polacco Igor Radoslaw Augustynski, 20 anni. Sarebbero loro gli autori materiali dell’azione di sabotaggio messa in atto la notte del 22 dicembre 2016 ai danni del locale ‘La Centrale del Latte’ di via Nazario Sauro. Questa mattina in aula, Di Giovanna, assistito dagli avvocati Achille Mirri e Simona Bozuffi, ha consegnato un assegno di 2000 euro come risarcimento danni alla parte civile, rappresentata dal legale Massimo Nicoli per conto di Luciano Zanchi, titolare del locale.
“Il patteggiamento non è un’ammissione di responsabilità, ma un rifiuto del processo”, ha chiarito l’avvocato Simona Bozuffi. “Tra cinque anni la pena sarà estinta”. “Il mio cliente” ha continuato il legale, “ha potuto ottenere la pena sospesa grazie al risarcimento. Il nostro comportamento è stato più che corretto, come ha riconosciuto la stessa parte civile”. Ha patteggiato sei mesi, pena sospesa, anche l’altro imputato, Igor Radoslaw Augustynski, difeso dall’avvocato Astrid Pennazzi. Da parte di Augustynski, però, non c’è stato alcun risarcimento.
Era diventato un caso politico, quello di Di Giovanna, in quanto, proprio per questo caso giudiziario aveva rinunciato alla candidatura alle elezioni del 26 maggio. Una rinuncia solo morale, perché non c’erano più i tempi per eliminare il suo nome dalle liste elettorali. “Mi sono ritirato per non infangare il partito”, ha detto Di Giovanna, “ma il mio impegno politico, anche se non tra i banchi del consiglio comunale, continuerà tra la gente”.
Nella vicenda c’era anche un terzo imputato, Luca Coccoli, che invece è stato assolto. Come esecutori materiali, Di Giovanna e Augustynsk avrebbero innescato un ordigno incendiario con un timer collegato ad una miscela di sostanze chimiche che aveva determinato l’incendio del contatore elettrico poco prima dell’inizio della serata. L’ordigno, però, non aveva funzionato. Ad accorgersi del danneggiamento era stato Luciano Zanchi, titolare del locale, che aveva verificato lo stato della cabina elettrica posizionata in via S. Quirico, di fianco all’ingresso principale, trovando al suo interno il materiale dinamitardo parzialmente annerito e due sacchetti di plastica ancora contenenti la miscela esplosiva.
A quel punto era scattato l’intervento dei carabinieri e le successive indagini che poi avevano portato all’identificazione dei due ragazzi, entrambi pr in vari locali della città. Nelle loro abitazioni gli investigatori avevano trovato materiale informatico ed elettrico idoneo al confezionamento di ordigni, insieme a sostanze utilizzate per la creazione del materiale infiammabile. Lo scopo sarebbe stato quello di sabotare la serata.
Sara Pizzorni