Politica

Confronto tra candidati, fair play sul palco e tifoseria scatenata in platea

foto Sessa

L’ultimo e più importante confronto fra tutti e sette i candidati alla carica di sindaco ha visto un vasto afflusso di cremonesi in piazza del Comune, giovedì sera, dove si è trasferita in versione allargata la trasmissione La Piazza di Cremona1. A rispondere alle domande di Giovanni Palisto, del pubblico (tutti esauriti i posti a sedere e molte le persone in piedi) e di chi seguiva da casa, c’erano Diego Ratti (CasaPound), Ferruccio Giovetti (civica #Giovetti, La cura per Cremona), Gianluca Galimberti (centrosinistra), Luca Nolli (M5S), Carlo Malvezzi (centrodestra), Francesca Berardi (Cremona cambia musica), Alberto Madoglio (Alternativa comunista).

Una platea animata da un tifo da stadio, a giudicare da applausi e fischi, con fazioni equamente suddivise tra i due schieramenti maggioritari (centrodestra e centrosinistra) con 40 domande, molte delle quali, per limiti di tempo, rimaste senza risposta. Sono stati tuttavia toccati i più significativi temi della campagna elettorale, dalla mobilità ed urbanistica (compresa strada sud), alla piscina; dallo sviluppo economico ai servizi pubblici; dalla famiglia alla sicurezza. Il primo giro di domande ha riguardato le priorità di ciascuno: sintetizzando, per Madoglio, necessità di modificare radicalmente il modello di sviluppo, puntando sui diritti di chi produce ricchezza, quindi dei lavoratori, in primo luogo riguardo la fruizione dei servizi pubblici, oggi in gran parte privatizzati, che devono tornare a gestione pubblica; per Berardi lotta all’inquinamento, azioni sulla mobilità urbana e complessiva ristrutturazione dei servizi sociali.

Malvezzi pone l’accento sulla necessità di ripopolare la città: “Il Pil, la produzione della nostra terra è un dato pre crisi, il grande problema oggi è l’assenza lavoro. Bisogna creare le condizioni per cui le imprese possano tornare qui, avendo a disposizione strade, autostrade e ferrovie”.

Per Nolli, la città deve tornare a vivere nelle piazze, riportando i negozi dove non ci sono più, favorendo attraverso l’arredo urbano i punti di aggregazione, non necessariamente i bar.  Galimberti ha riportato l’attenzione sul campus universitario in costruzione perché offrirà opportunità ai giovani locali e potrà attirarne molti altri da fuori. Più attenzione per gli anziani, consentendo anche di rimanere in casa propria, attraverso formule come quelle che si stanno sperimentando in via XI febbraio. La novità: l’istituzione di un ‘assessorato alle piccole cose’.

Per Giovetti la città deve essere innanzitutto più raggiungibile, “le ferrovie sono le stesse di quando andavo a studiare a Pavia; Mantova la si raggiunge in un’ora e mezza. Solo con nuove infrastrutture o potenziando le vecchie potremo aiutare i giovani a restare”. Capitolo anziani: occorrerà capire con esattezza i bisogni effettivi, ancora oggi poco conosciuti.

Per Ratti, “risollevare una città così non sarà facile, contiamo sulle infrastrutture, sull’autostrada con nuovi spazi per insediamenti industriali” e accenno alla “gabbia europea” che non avrebbe portato ricchezza ai cittadini, ma solo alla finanza.

Lotta alla criminalità organizzata e argine alla tossicodipendenza – problema che sta vivendo una recrudescenza –  sono stati i primi argomenti sollecitati dal pubblico, e a seguire la strada sud. Ribadite le posizioni già più volte sottolineate, con Berardi, Madoglio e Nolli contrari a nuovo asfalto che non risolverebbe il problema dello smog ma lo sposterebbe soltanto; Giovetti possibilista, purchè vengano trovate alternative; Malvezzi che ha stigmatizzato il no del Comune al referendum; Ratti assertore della necessità di un concorso di idee. Nota la posizione di Galimberti: un progetto per alleggerire via Giordano c’è già e verranno reperiti i fondi per realizzarlo.

Su piazza Roma e dintorni e  presenza dei venditori abusivi, tutti d’accordo che serve il rispetto delle regole. Ma per Madoglio queste “devono essere rispettate anche dai potenti, interroghiamoci sul perchè centinaia di persone devono vivere con l’abusivismo”; Galimberti ha sottolineato le cose fatte (controlli vigili e sequestri di merce) ma anche reclamato la necessità di dedicare attenzione alle persone. Per Berardi, le piazze devono tornare a vivere, per questo “non criminalizziamo coloro che le frequentano, ma cerchiamo di farci tornare i cremonesi, nell’ottica della socializzazione come avviene in tante altre realtà”. Clamore ha suscitato il paragone fatto da Ratti su piazza Lodi – Beirut e sull’ illuminazione “da terzo mondo”, mentre Malvezzi ha prospettato di riportare i plateatici dentro Piazza Roma, che potrà tornare ad essere un salotto per Cremona, con una maggiore vigilanza e un ampliamento dell’area giochi. Ribadito il contrasto più totale alle forme di abusivismo.

La ztl del centro storico per Malvezzi deve essere rivista abolendo i varchi che ne inibiscono l’attraversamento fino alle 16 (“Non obbligheremo nessuno ad andare in bicicletta”); per Giovetti una revisione sarà opportuna, ma da concordare con le categorie del centro; per Nolli è indispensabile e va bene così com’è; mentre Galimberti ha ricordato quanto strana fosse la ztl al suo insediamento: “Il tema vero è la sostenibilità della città. Il tpl va migliorato e la prossima gara, nel 2020, dovrà contenere clausole migliorative sui mezzi non inquinanti”.

Per Berardi la ztl come pure le aree pedonali sono da allargare; e alle entrate ed uscita delle scuole vanno proibite le auto. Madoglio ha ricondotto il problema del traffico alla mancanza di un trasporto pubblico che faccia veramente l’interesse dei cittadini.

Infine, il  termocombustore: per Berardi va chiuso, “peccato però che non sia più nostro, rimarrà aperto finchè servirà ad A2a. L’errore è a monte, l’averlo costruito. Ora bisogna lavorare su sistemi diversi per non produrre rifiuti e produrre oggetti che possano diventare materia rigenerata”.

Giovetti: “I nostri desideri vanno contemperati nella realtà. Ricordo le promesse di chiusura in tre anni di Galimberti, ma forse non ci credeva neanche lui. Fino al 2024 il termocombustore ci sarà. Poi bisognerà pensare a come alimentare il teleriscaldamento, tante le valutazioni da fare”. Per Nolli, questi impianti sono “altamente inquinanti e non offrono posti di lavoro. Qui dentro brucia anche buona parte della plastica che differenziamo, solo per tenere alta la temperatura. Non ha senso in una zona come Cremona, che è una fossa, tenere un inceneritore. Grazie a M5s sono stati bloccati gli incentivi a questi impianti e così non sarà più conveniente tenerlo aperto”,

Anche Malvezzi ha ricordato al primo cittadino le promesse di spegnimento: “ma gli inceneritori servono ancora, vanno tenuti in efficienza. E voi avete fatto una promessa non mantenuta”.

Galimberti ha ammesso che i 3 anni si sono rivelati una prospettiva effettivamente infattibile, ma “consideriamo i nostri passi avanti: differenziata dal 53% al 75; indifferenziata da 14mila ton a sotto le 10mila. “Il tema è produrre meno rifiuti. E la nuova azienda di Lgh, Linea Green con sede a Cremona, ha proprio il compito di studiare nuove forme di produzione energetica”. Per Madoglio impianto da chiudere e “pensare al modo in cui vengono prodotti imballaggi e rifiuti. ci sono fior di studi che dimostrano che esistono altri modi per produrre e smaltire”. Questo, l’unico punto di incontro con Ratti. g.biagi

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