Cronaca

Via Goito, Berardi: 'Riqualificare con un progetto partecipativo'

La sistemazione di via Goito è un tema caro a molti gruppi politici. Così anche la candidata sindaco Francesca Berardi (lista Cremona cambia Musica) propone un progetto partecipativo. “Appare indispensabile premettere che ogni qualvolta si presenta l’occasione o la necessità di pensare opere trasformative della città sarebbe indispensabile sviluppare un approccio partecipativo in cui i cittadini si possano confrontare con i rappresentati politici e con l’Ordine degli Architetti al fine di delineare i punti base e i gli obiettivi da raggiungere per ogni tipo di intervento” scrive in una nota. “Lo strumento utilizzato potrebbe essere un concorso di progettazione ad inviti almeno su due livelli, dove la qualità e l’innovazione del progetto dovrebbero essere l’elemento di vero cambiamento per Città e comunità sostenibili”.

Entrando nel merito della zona da riqualificare, “la demolizione del Supercinema nel 1998 ha lasciato un piccolo vuoto urbano di circa 800 metri quadrati” commenta. “L’edificio demolito chiudeva la forma dell’isolato è disegnava l’angolo fra via Palestro e via Goito. Osservando il piccolo spazio aperto chiunque può constatare l’inadeguatezza della sua permanenza come luogo non costruito. I lati che delimitano lo spazio di fatto sono i muri di separazione fra edifici contigui e anche consultando le planimetrie storiche l’area in oggetto è sempre stata edificata. Il prospetto oggi mancante su via Palestro era di fondamentale importanza perché chiudeva il cannocchiale prospettico di via Ugolani Dati da cui si accede al museo civico e alla biblioteca comunale, quindi a funzioni di eccellenza. Vista la relazione visiva con l’ingresso ad uno dei massimi palazzi storici di Cremona la destinazione dell’area non deve essere limitata solo a scopi puramente funzionali, come qualche posto auto in più.

In assenza di una necessità concreta e di adeguati finanziamenti appare tuttavia corretto ipotizzare interventi finalizzati a designare lo spazio aperto come una vera e propria risorsa urbana in grado di ridefinire l’immagine di Cremona oltre i confini comunali.

Il tema progettuale diventa quindi quello del “Fuori Museo” e il luogo di intervento più importante paradossalmente non riguarda l’area in oggetto ma il tetto piano del museo civico che dal livello stradale appare come una terrazza. Si propone quindi di valorizzare l’immagine di Cremona nei circuiti turistici-culturali con l’installazione a rotazione di opere di grandissime dimensioni, tali da destare meraviglia, interesse e stupore.
Opere che possano entrare nell’immaginario collettivo, sia per il loro valore e sia per la creazione dell’evento dell’inaugurazione della nuova opera esposta. Si creerebbe una nuova centralità, in una Cremona che deve vivere anche un poco più in là del Torrazzo. Lo spazio aperto di via Goito diventerebbe un luogo che si affaccia sul “Fuori Museo”.

I muri che delimitano lo spazio necessitano comunque di trovare una dignità urbana. Una “strada” ormai collaudata e di grande effetto è rappresentata dai giardini verticali, anche questi possono essere creati da artisti e nella pratica professionale anche i massimi architetti di fama mondiale ne fanno un grande uso.
Come ogni altro elemento vegetale, queste facciate sono elementi “vivi” in grado di mitigare l’inquinamento dell’aria nei pressi dell’edificio. La vegetazione riduce la quantità di gas-serra, assorbe le polveri sottili e altri agenti inquinanti dannosi per la salute dell’uomo, riduce l’effetto isola di calore, per poi ovviamente produrre ossigeno come sottoprodotto della fotosintesi.

Ripensare solo l’area di via Goito non è sufficiente, serve restituire dignità al cortile di palazzo Affaitati ripristinandone gli intonaci e curando il prato da sempre abbandonato. La terza operazione riguarda via Palestro. Sarebbe importante proporre ai cittadini l’idea di trasformare la via in un Campus scolastico nella forma del giardino lineare mantenendo una sola corsia stradale per i mezzi di soccorso. Il turista arrivando in treno percepirebbe una città molto diversa, non una città in forma di parcheggio ma una città fatta per le persone”.

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