Cronaca

GIALLO STORICO - La cameriera cremonese che lavorò per il capitano SS Zimmer

Un’altra ricerca di Marco Bragazzi solleva il caso di una ragazza cremonese, di Stagno Lombardo, che tutti in paese consideravano collaboratrice dei tedeschi. In realtà era una spia che aiutò a smontare la rete informativa dei nazisti. Ecco la sua storia.

Di Marco Bragazzi

L’incredibile vita “tra le spie” di una normale ragazza cremonese la quale, in poco più di quattro anni, si è trovata dalla tranquillità di Stagno Lombardo a vivere a contatto tra intrighi, complotti, doppiogiochisti e delatori. Una vita che merita di essere raccontata al pari dei grandi film di spionaggio, una vita che, suo malgrado, la ha portata a relazionarsi con alcune tra le figure più incredibili del mondo “oscuro” dei servizi d’intelligence del XX secolo.

Nel luglio del 1941 la cremonese Rosa Capelli era a Roma dove, come professione, svolgeva il lavoro di cameriera presso l’abitazione di una delle figure più ambigue dei servizi segreti di Hitler, il capitano delle SS Guido Zimmer. La giovanissima Capelli, classe 1918, lavorava nella capitale presso l’elegante villetta al numero 24 di via Gaspare Spontini villetta che, prima della guerra, era occupata da un diplomatico russo espulso nel 1940 e che adesso è a fianco della sede consolare della Lettonia. Il suo padrone di casa era un ufficiale delle SS brillante, raffinato e frequentatore della aristocrazia che si era presentato alla cremonese come un comunissimo militare facente parte del servizio stampa tedesco.

Come giornalista Zimmer ha molto poco: il suo ruolo di agente dell’intelligence lo porta a manipolare le vite di altri per salvare la propria, tanto da far evitare il plotone d’esecuzione per alcuni antifascisti o ebrei per poi guidare rastrellamenti come suo personale tornaconto. Se la spietatezza di Zimmer era considerata “usuale” tra le SS all’affascinante ufficiale va riconosciuta una capacità unica nel trascrivere ogni singolo passaggio del suo lavoro, il tutto perché aveva capito molto bene che spesso le informazioni valgono o sono anche più pericolose dei proiettili. Zimmer sa bene che ogni contatto, prima o poi, potrebbe rivelarsi utile, perché quel piccolo libretto sul quale annotava ogni cosa del suo lavoro e di quello di altri diventerà, a fine guerra, uno dei più importanti documenti per scovare i complici dei crimini contro l’umanità di cui si erano macchiati i nazisti.

Ma il motto “chi di spada ferisce di spada perisce” sembra perfettamente applicabile a Zimmer, nel 1941 venne a conoscenza di un probabile attentato alla vita di Mussolini, informò subito l’ambasciatore tedesco in Italia Otto Christian Von Bismarck il quale lo “bruciò” usando l’informazione a titolo personale davanti ad Hitler, poche settimane dopo il capitano venne richiamato a Berlino e dovette considerarsi molto fortunato per non essere finito davanti ad un plotone d’esecuzione a causa della sua inefficienza come responsabile del servizi d’informazione. Zimmer, verosimilmente, aveva imparato molto da questa lezione su come gestire le importantissime indicazioni di cui veniva a conoscenza, fatto che negli anni lo renderanno più consapevole su come manipolare al meglio le proprie risorse.

La signorina Capelli faceva il suo lavoro nella Roma ancora lontana dall’occupazione, riceveva in casa Zimmer svariati militari o civili, oppure si dava da fare per organizzare le feste dove erano presenti autorità, dignitari sia italiani che tedeschi e ufficiali nazisti tra cui anche il feroce colonnello Herbert Kappler, responsabile di atrocità come quella delle Fosse Ardeatine. Ad ottobre Zimmer ritorna a Berlino con la famiglia per venir sostituito da un collega e già frequentatore della casa, il capitano Gehrard Kohler, prima membro delle SS e poi della RSHA, la temutissima polizia della Direzione generale per la sicurezza del Reich. Kohler è un ufficiale spesso in contatto (fin dai tempi della Campagna d’Africa, come riferito da Rosa Capelli) con il “Boia di Milano” il capitano Theo Saevecke, colui che deciderà, oltre ad altre efferatezze, anche la strage di Piazzale Loreto nel 1944.

La signorina Rosa gira liberamente per la casa, ascoltando le discussioni tenute spesso in italiano e osservando i vari ospiti che si alternano alla presenza dei militari tedeschi. Annota mentalmente (perché farsi trovare a scrivere informazioni sugli ospiti poteva farla finire sul patibolo) la presenza di amanti, di persone con accento straniero o di chi porta, paradossalmente, vestiti con griffe inglesi nel cuore della Roma del 1942. Capisce la provenienza dei forestieri che parlano fluentemente l’italiano e colloca geograficamente gli italiani in base alla parlata o al linguaggio del corpo. La Capelli è brava, molto brava ad ascoltare anche solo piccoli pezzi di conversazioni e ad osservare i suoi ospiti, traccia identikit precisi con colore degli occhi, peso ed altezza senza sbagliare, sembra saper gestire la sua memoria senza cedimenti anche a distanza di anni. Queste sue doti la porteranno ad essere una figura chiave dello spionaggio.

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