Cultura

"Il feudo di Arnone", storia di un processo famoso: ecco il libro di Francesco Nuzzo

“E’ il libro della mia vita”. Così ha definito la sua nuova ‘fatica’ letteraria, Francesco Nuzzo, ex magistrato cremonese e autore de “Il feudo di Arnone” – ‘Storia minima di un processo famoso (1793-1818)’. Dopo “Modernità di Gaetano Filangieri – Accusa e inquisizione nel pensiero illuministico”, ecco uscire fresca di stampa dalla grafica Pizzorni la nuova pubblicazione, firmata nella sua introduzione da Vincenzo De Caprio, prestigioso professore di letteratura italiana presso l’università della Tuscia, in provincia di Viterbo.

La storia narrata nell’opera di Nuzzo, sette capitoli con a fondo pagina ben 297 note ricche di citazioni e riferimenti storici e geografici che ne fanno un vero e proprio libro nel libro, è la storia di un processo durato 25 anni. Come spiega lo stesso De Caprio nell’introduzione, “fra le tante controversie legali relative ai feudi che ci furono nel regno di Napoli, quella sorta alla fine del Settecento intorno all’eredità del feudo di Arnone fece un certo scalpore tra i contemporanei, mobilitando non solo grandi avvocati e giuristi di professione, ma anche figure diverse di intellettuali, ed in particolare illuministi di tutto rilievo. I fatti che diedero origine a questo processo si collocano tra il 1792, quando morì il feudatario di Arnone, e il 1794, quando un pretendente rivendicò l’eredità del feudo contro il Regio Fisco che lo aveva considerato non ereditabile e lo aveva bloccato per incamerarlo nei beni della corona. Il processo cominciò nel 1794 e fu lunghissimo, protraendosi per ben 25 anni e generando un profluvio di carte, documenti legali, memorie, riconsiderazioni, messe a punto, analisi, descrizioni. Esso ebbe termine solo nel 1818 senza sciogliere il nodo da cui era stato originato, ma con un accordo tra le parti”.

“Il feudo di Arnone” – ‘Storia minima di un processo famoso (1793-1818), che Nuzzo dedica ai suoi concittadini e al suo paese,  è stato scritto in un anno ed è nato nel corso di una fortunata ricerca sulla giustizia “dell’Ancien Régime”. Come scrive lo stesso autore nell’avvertenza, “mi venne tra le mani il libro di Anna Maria Rao, ‘L’amaro della feudalità’. La devoluzione di Arnone e la questione feudale a Napoli alla fine del ‘700, che avevo studiato anni addietro. Volli leggerlo nuovamente, per due ragioni essenziali: l’autrice è una storica di grande valore, e il tema riguarda una vicenda giudiziaria relativa al mio paese. La ricca messe di notizie, raccolte in biblioteche e archivi di Napoli, Caserta, Valladolid, Parigi, fornisce un compendio esauriente del dibattito sui feudi nel Regno di Napoli, dove le vertenze giudiziarie tra Fisco Regio e baroni, come quelle tra baroni e università, erano continue. I fronti contrapposti esprimevano indirizzi politici, economici e sociali assai diversi, con l’evidente coinvolgimento degli illuministi che denunciavano la persistenza del ‘mostro feudale’ nel Mezzogiorno”.

“Il ricordo delle origini”, scrive Nuzzo, “accompagna sempre la vita di chi, per le contingenze più varie, si trova lontano, e ogni avvenimento, in qualche modo legato al luogo natio, offre l’occasione di meditare la propria storia. E compaiono, reinventati dalla fantasia creatrice, luoghi, persone, suoni, profumi, colori, feste, costumi, tradizioni che acquistano contenuti reali, alimentati dall’illusione, nel suo significato autentico di essere nel gioco”.

Sara Pizzorni

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