Cronaca

Maschio, Confesercenti chiede incontro al sindaco 'Cambio di rotta deleterio'

L'area ex Armaguerra a fianco della Maschio Feraboli

Vicenda Maschio – Feraboli, Confesercenti prende nettamente posizione contro l’orientamento assunto dalla giunta comunale, avvallato dalla commissione territorio di ieri pomeriggio, e che andrà prossimamente in approvazione in consiglio comunale. La sede cremonese dell’associazione di categoria che rappresenta il terziario e il piccolo commercio, considera quello della Giunta un vero e proprio voltafaccia e un pericoloso precedente e chiede un incontro urgente con il sindaco Galimberti. “Prendiamo atto – affermano da Confesercenti – che sulla vicenda Maschio-Fienagione l’amministrazione comunale ha cambiato improvvisamente rotta, dimenticandosi totalmente delle legittime richieste avanzate dalle categorie commerciali tra le quali quella di avviare una riflessione profonda che tenga conto del quadro generale della situazione vissuta dal comparto, comprendendo tutte le dinamiche in gioco e le ricadute pesanti di determinate scelte.

“Apprendiamo che la commissione ha dato il via libera alla ‘trattativa’ con l’azienda per un percorso che ha come obiettivo ultimo la trasformazione dell’area da produttiva a commerciale con la prospettiva che in quella zona possa insediarsi un nuova grande struttura di vendita oppure più medie strutture. Un rischio che la città, a parere nostro, non può permettersi di correre: se ciò avvenisse infatti la nuova entità, unita alla presenza di centri commerciali e ipermercati, e ai futuri progetti di sviluppo e di ampliamento di aree commerciali già esistenti, trasformeranno il comparto in un polo commerciale di enormi dimensioni. Questa nuova entità sorgerebbe alle porte della città, in un punto strategico, diventando una sorta di barriera all’ingresso per i flussi verso il centro con risultati devastanti sul tessuto economico e commerciale di Cremona”.

Confesercenti della Lombardia Orientale parte da un’analisi dei dati: tra il 2015 e il 2018 nel comune di Cremona si è registrato un aumento del 7,4% di medie strutture di vendita contro il  -2,6% e il +3% di Brescia e Mantova. Non solo, in questi tre anni, è aumentato del 16,4% il numero di metri quadrati ogni mille abitanti in netto contrasto con il trend a Brescia (-3,7%) e a Mantova (-1%). Da qui la richiesta di un incontro con sindaco e gli assessori coinvolti nella vicenda, allargato alle altre associazioni del commercio affinché si faccia chiarezza sulle reciproche posizioni.

“Ciò che è accaduto in commissione è molto pericoloso – afferma il presidente Agostino Boschiroli – perché potrebbe creare un precedente gravissimo: se passasse questa linea, da domani qualsiasi azienda in crisi sarebbe autorizzata a fare altrettanto, utilizzando la leva della salvaguardia dell’occupazione come arma di ricatto morale. Su queste basi non può essere costruito alcun confronto, invece ci troviamo di fronte all’amministrazione che nicchia e non pensa alle conseguenze di ciò che potrebbe accadere una volta imboccata questa strada”. Non è la prima volta che l’associazione presieduta da Boschiroli mette le mani avanti sul pericolo di creare un precedente. Ma ora vengono messe in dubbio anche le garanzie giuridiche che il Comune richiede per dare il via libera alla richiesta del privato: “Non comprendiamo quali garanzie o quali armi legislative abbiano in mano gli amministratori per essere certi che l’azienda Maschio una volta incassato il sì alla trasformazione possa essere ‘costretta’ ad accettare alcune condizioni come quella del divieto di insediare determinate categorie merceologiche o di mantenere i livelli occupazionali intatti. L’amministrazione ha sempre trattato la questione a livello politico e mai a livello concreto, coinvolgendo i veri protagonisti di questa vicenda”.

“Ogni settimana – aggiunge il direttore Giorgio Bonoli – ci incontriamo con questa amministrazione e con gli altri rappresentati del commercio cittadino. Sediamo al tavolo del Distretto Urbano del commercio per lavorare al rilancio della città, del suo centro storico, cercando di inventarci ogni volta iniziative, eventi, strumenti di supporto agli operatori. Purtroppo, oggi constatiamo che a parole si dice una cosa mentre con i fatti si fa altro, è indubbio che ci sia stato un cambio di direzione, evitando quella chiarezza che si dovrebbe avere verso interlocutori leali”.

“La questione della salvaguardia occupazionale è alquanto pretestuosa: spero che l’amministrazione si renda conto che l’apertura di un polo commerciale come quello che potrebbe sorgere nell’area tra la tangenziale e via Castelleone significherebbe la fine del centro storico. Per i negozi che in questi anni di crisi hanno tenuto, confrontandosi anche con l’e-commerce, sarebbe la mazzata finale. E dietro una vetrina che si spegne, c’è un’attività, un lavoratore, una famiglia. E c’è anche un paradosso legato all’ecologia e alla viabilità: in questi anni il centro storico ha subito interventi per diminuire le emissioni inquinanti, c’è stata l’estensione della Ztl e i vari blocchi di traffico. Ma i flussi veicolari, quelli veri, sono altrove, ormai tutti all’esterno. E allora,  questa stessa amministrazione così attenta all’aspetto ecologico, non pensa che l’apertura di un nuovo centro commerciale, che di fatto amplia gli insediamenti già esistenti, possa in qualche modo influire negativamente su quella zona della città? Chiuderà la tangenziale così come ha fatto con il centro?”

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