Politica

Commissione Maschio, dubbi della minoranza sul possibile cambio di destinazione

Sono stati diversi i dubbi sollevati oggi, martedì 5 febbraio, dalla minoranza durante l’ufficio di presidenza con funzione di commissione urbanistica chiamata ad esprimersi sull’atto di indirizzo del Consiglio Comunale circa il cambio di destinazione d’uso della superficie attualmente occupata dalla Maschio Fienagione. Come noto, l’azienda aveva chiesto che la superficie fosse trasformata in commerciale per poi vendere la stessa e trasferirsi a Pozzaglio nell’area dell’ex ViviBike. Dopo circa due ore di dibattito, il voto finale ha visto il voto favorevole dei consiglieri di maggioranza Rodolfo Bona ed Alessio Antonioli, il voto contrario di Maria Lucia Lanfredi (Movimento 5 Stelle) e l’astensione del centrodestra (Federico Fasani, Ferruccio Giovetti, Maria Vittoria Ceraso ed Alessandro Fanti).

In particolare, dopo la relazione introduttiva della vicesindaco Maura Ruggeri che ha ripercorso le tappe della vicenda, Fasani ha sottolineato come “il no dell’Amministrazione alla richiesta dell’azienda di cambio di destinazione d’uso dell’area ha allontanato la possibilità di mantenere il livello occupazionale” e si è chiesto “soprattutto perché si chiedono tutte queste garanzie a questa azienda, mentre non sono state fatte ad altre realtà come Ocrim e Tamoil?” “L’accordo di programma- ha concluso Fasani – andava fatto subito governando sin da subito il processo”. Anche perché Ceraso ha sottolineato come “le premesse per cui la Maggioranza ha detto no al cambio di destinazione sono le stesse per cui ora ci chiede di dire sì”, mentre Giovetti ha chiesto se “l’interlocutore è affidabile” e se “sono stati visionati gli ultimi bilanci dell’azienda”.

Anche Lanfredi ha sollevato perplessità sull’affidabilità dell’interlocutore (“Se non si sa se la Rsu si fida, dobbiamo fidarci noi?”), prima di aggiungere: “Non c’è comunque la certezza del mantenimento occupazionale anche in caso di cambio di destinazione d’uso, magari la vendita serve solo a ripagare i debiti accumulati. In ogni caso, come Movimento 5 Stelle siamo contrari a questo cambio in commerciale”. La consigliere pentastellata ha quindi chiesto chiarimenti circa la proposta d’acquisto fatta da Maschio per l’area (sotto sequestro giudiziario, ndr) dell’ex ViviBike al curatore fallimentare, interpretandolo come un segnale di come l’azienda si “sia già esposta” dato che per questo “avrà fatto un piano industriale con il conto di quanti lavoratori intende impiegare” e che perciò il cambio di destinazione d’uso “non cambia il futuro occupazionale”. A tal proposito Ceraso ha chiesto se la caparra fosse stata versata e di aspettare ad esprimersi una volta che si saprà se è stato effettivamente fatto.

Dubbi cui la maggioranza ha cercato di rispondere a partire da Ruggeri che ha sottolineato come “non ci sia mai stata una chiusura da parte dell’Amministrazione né la stessa ha mai detto che il cambio di destinazione avrebbe salvato l’occupazione, ma solo la richiesta di determinate garanzie per aprire un processo per arrivare ad un accordo, ovvero, oltre alla salvaguardia occupazionale, la presentazione di un piano industriale credibile, l’impegno concreto dell’acquisto dell’area di Pozzaglio e l’impegno di far insediare un’attività commerciale che non fosse in conflitto con i negozi del centro storico: la presenza di queste garanzie darà corso all’accordo di programma e alla possibilità di cambio di destinazione d’uso dell’area”. “La differenza – precisa anche l’assessore Andrea Virgilio – con le situazioni citate dal consigliere Fasani sta nel fatto che in quei casi si parlava di strutture di vendita di medie dimensioni, qui invece di una di grandi dimensioni che andava a rompere il contesto urbanistico, per di più all’interno del ricatto per cui in assenza di questo cambio di destinazione l’azienda avrebbe delocalizzato”. Virgilio ha quindi aggiunto: “Di fronte al rischio tangibile della perdita dei posti di lavoro per i lavoratori dell’azienda e dell’indotto, ci siamo mostrati disponibili a costruire un percorso che può anche prevedere questa grande struttura di vendita. L’atto di indirizzo chiesto oggi non significa dire sì al cambio di destinazione, ma semplicemente rafforzare il rapporto con il privato”.

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