Cronaca

Lesioni colpose durante parto Primario sotto accusa, ma non era in ospedale. Assolto

L’avvocato Munafò

Cinque anni fa il suo nome era finito nel registro degli indagati con l’accusa di lesioni colpose, perchè durante un parto si verificò una sofferenza fetale, seppur minima, ad una bimba. Ma Aldo Riccardi, dal 2007 primario di Ginecologia e Ostetricia all’ospedale di Cremona, al momento del parto, avvenuto alle prime ore del mattino del 15 agosto del 2014, non si trovava in sala operatoria. 18 ore prima aveva firmato il cartellino di uscita dall’ospedale di Cremona perchè era corso a Pavia al capezzale della madre, deceduta qualche giorno dopo. Il primario aveva lasciato l’ospedale alle 13,45 del 14 agosto. Oggi, dopo cinque anni, il medico, difeso dall’avvocato Diego Munafò, è stato assolto con formula piena. Incubo finito, anche se, come ha spiegato il legale della difesa, “resta l’amarezza per questi cinque anni trascorsi sulla graticola per colpa di un errore”. La querela nei confronti di Riccardi era stata sporta dalla madre della bambina, che “ben sapeva”, ha ricordato l’avvocato Munafò, “che il mio cliente non era presente in sala parto”. Erano poi seguite delle indagini da parte della procura che aveva nominato i propri consulenti tecnici. Gli esperti avevano  addebitato responsablità relativamente all’assistenza al parto al momento della rottura delle acque, ritenendo che avrebbe dovuto essere praticato un parto cesareo. La sofferenza fetale si era comunque risolta in 25 giorni. La procura aveva quindi iscritto Riccardi nel registro degli indagati e il difensore, una volta chiuse le indagini, aveva depositato una memoria producendo i cartellini di entrata e uscita del primario dall’ospedale, pensando che il caso venisse presto archiviato. Invece l’iter giudiziario è andato avanti e il primario si è visto mandare a giudizio con la mamma della bambina che si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento danni di 200.000 euro. Aldo Riccardi ha scelto di essere processato con il rito abbreviato, in quanto “la sua innocenza”, ha detto l’avvocato Munafò, “era già ampiamente provata a livello documentale”. Oggi il processo si è concluso con l’assoluzione piena del primario.

Sara Pizzorni

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