Cronaca

Sinistra Ecologia libertà: "La fusione delle sette sorelle è solo un modo per aggirare i referendum"

La Società mista per la gestione del servizio idrico, pur con obbligo di gara per l’individuazione del socio privato, è una “forma di privatizzazione, seppur parziale”. Così Sinistra Ecologia Libertà di Cremona. Il partito è tornato sull’argomento stamattina, con una conferenza stampa convocata alla luce degli ultimi sviluppi, a partire dall’incontro convocato dal presidente Salini con i presidenti delle società che gestiscono il servizio idrico nel cremonese.
“La soluzione prospettata da Salini – commenta Sinistra Ecologia Libertà -, che prevede la fusione delle sette società che oggi gestiscono il servizio per poi affiancarla ad un socio privato, altro non è che un modo di aggirare l’esito referendario ingannando i cittadini. L’esito del referendum del giugno 2011 ha visto 27 milioni di cittadini italiani esprimersi inequivocabilmente contro la privatizzazione del servizio idrico. Nell’agosto dello scorso anno, a seguito del risultato referendario, il Legislatore ha tolto il Servizio idrico da quelli soggetti ad obbligo di gara: l’acqua può essere gestita con il modello cosiddetto in house”.
Non solo: “La sentenza della Corte Costituzionale n° 320/2011 – ricorda Sel – ha dichiarato l’illegittimità di parte della l.r. 26/03, affermando il principio della proprietà pubblica delle reti e degli impianti (beni demaniali inalienabili) e vietandone la cessione a soggetti privati. Per la gestione in house del Servizio Idrico integrato della Provincia di Cremona è necessario che i Comuni della provincia, sciogliendo le sette attuali gestioni, costituiscano un’unica Società di diritto e capitale pubblico a cui affidare direttamente il Servizio, escludendo l’individuazione di un socio privato: questo è l’unico modo per rispettare la volontà popolare”.
Prosegue il partito: “Non mancano in Lombardia e in molte altre regioni italiane esempi recenti di gestione totalmente pubblica del servizio idrico: la Provincia di Lodi, in una situazione analoga alla nostra, nel pieno rispetto del referendum, ha optato per la gestione in house affidata ad una società a capitale interamente pubblico. E’ opportuno quindi che tutti, cittadini e amministratori locali, proprietari delle reti di distribuzione, siano a conoscenza che esistono e sono operanti soluzioni alternative per la gestione del servizio idrico e che la privatizzazione non è certo la strada obbligata o migliore”.
“La logica del profitto – conclude Sel – deve rimanere estranea alla fornitura di beni essenziali e primari per l’uomo. L’acqua è un diritto non una merce. Questa è una scelta che compete ai Sindaci e all’Ufficio d’Ambito. Alla Provincia, corre solo l’obbligo di applicarla predisponendo un Piano d’Ambito economicamente sostenibile”.

 

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