Cronaca

Nonantola (Mo), memoriale per i ragazzi ebrei salvati: lo realizzerà studio cremonese

Il rendering dell'esterno del memoriale

Sarà uno studio cremonese ad occuparsi della realizzazione di un memoriale davanti a Villa Emma, a Nonantola (Modena). Tra l’estate del 1942 e la primavera del 1943, infatti, arrivano a Nonantola 73 giovanissimi esuli ebrei, provenienti da Germania, Austria, Bosnia e Croazia. Accolti dalla popolazione locale, conobbero a Villa Emma una parentesi di quiete. Dopo l’8 settembre ’43, con l’occupazione tedesca dell’Italia, si rese necessaria un’operazione di soccorso che li mettesse al riparo dal pericolo di cattura. I nonantolani scelsero allora di rischiare e, nonostante le difficoltà, tutti i componenti del gruppo raggiunsero la Svizzera.

Per ricordare questa vicenda sorgerà dunque, nell’area di Prato Galli, di fronte a Villa Emma, un memoriale dedicato ai ragazzi ebrei salvati a Nonantola. Il terreno, occupato da due casali fortemente degradati, è di proprietà della Fondazione Villa Emma e si trova in una posizione cruciale e di alto valore simbolico: da un lato infatti guarda il luogo storico che fu principale teatro della vicenda e dall’altro rappresenta un punto di transito tra la Villa e il centro storico del paese, che allora facilitava gli incontri tra i ragazzi ebrei e la comunità locale.

La Fondazione ha quindi pubblicato un Bando di concorso (dal titolo ‘Davanti a Villa Emma’) che prevedeva la progettazione di un dispositivo memoriale, attraverso la costruzione di un edificio polifunzionale e la segnatura di un itinerario artistico rivolto ai luoghi del paese e del circondario che furono teatro di precisi momenti e fasi della vicenda.

La Commissione esaminatrice ha esaminato i 37 elaborati pervenuti da studi con sedi in diverse parti del Mondo, e ha decretato vincitore il progetto presentato dallo Studio Bianchini e Lusiardi Associati di Cremone. Secondo quanto riferisce l’associazione, lo studio cremonese ha interpretato al meglio le linee-guida indicate nel bando e nel documento di fattibilità ad esso allegato, cogliendone gli aspetti più importanti. In particolare a risultare premiante è stato il concetto di accoglienza e il rifiuto del “paradigma concentrazionario evocato dalle rappresentazioni della Shoah: la vicenda dei ragazzi ebrei di Villa Emma racconta infatti un gesto di accoglienza e una pratica di solidarietà verso chi è in pericolo”.

La centralità del lavoro che sarà svolto nel nuovo centro-museo è stata declinata attraverso la collocazione degli ambienti: gli uffici e l’archivio sono stati posizionati in modo che siano e pienamente parte del percorso. Gli ambienti sono stati disegnati con forme regolari per garantire flessibilità d’uso anche attraverso partizioni mobili. L’itinerario artistico, invece, è segnato piccole seggiole, simbolo di accoglienza e ospitalità per eccellenza, realizzate in bronzo e collocate nelle vicinanze di alcuni punti chiave della vicenda. Questo oggetto di uso comune, evoca la parte più domestica della storia: la rete di case, officine e botteghe che hanno accolto il gruppo dei ragazzi di Villa Emma.

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