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Pirani: 'Il Minias? Farmaco blando, occorrono 40 gocce per addormentare qualcuno'

Nella foto, da Sinistra Pirani, a destra Giannone

“Il Minias? Un farmaco blando, una stupidata, ci vogliono 40 gocce per addormentare una persona”. Così ha riferito ai giudici, Marco Pirani, il dentista marchigiano di Sirolo chiamato a testimoniare davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Stella Leone con a latere i colleghi Giulia Masci ed Elisa Mombelli nel processo sul calcio scommesse.

L’avvocato Curatti

Pirani, che ha già patteggiato un anno e otto mesi, doveva chiarire l’enigma della ‘famosa’ ricetta, come lui stesso l’ha definita, prescrizione che Pirani aveva compilato su richiesta di Marco Paoloni, l’ex portiere di Cremonese e Benevento accusato di aver ‘drogato’ gli ex compagni di squadra con l’ansiolitico Minias durante la partita Cremonese-Paganese del 14 novembre del 2010. Copia di quella ricetta era stata inviata tramite fax il giorno prima della partita ad un tabaccaio di Cremona. Era intestata alla moglie di Paoloni. La fotocopia della ricetta del farmaco è già stata acquisita dai giudici. “Non si tratta però di una ricetta originale”, ha però sempre precisato il difensore di Paoloni, l’avvocato Luca Curatti, che si era opposto all’acquisizione del documento.

“Era il 13 novembre del 2010”, ha raccontato in aula Pirani. “Me lo ricordo bene, era un sabato. Una settimana prima Paoloni mi aveva chiesto se potevo prescrivere un tranquillante alla moglie che aveva difficoltà a dormire. Ho pensato al Minias o all’En, un altro farmaco, tutti e due molto blandi, delle stupidate. Per il Minias ci vogliono 40 gocce per addormentare una persona”. Pirani manderà copia della ricetta di un flacone di Minias al numero di fax che gli darà Paoloni. “Sono stato io”, ha precisato il dentista di Sirolo, “a fornire alla squadra mobile di Cremona il numero del fax al quale avevo inviato la ricetta, me lo ero segnato sull’agenda. Successivamente avevo consegnato in una busta l’originale a Massimo Erodiani (il titolare di agenzie di scommesse pescarese arrestato il 1° giugno 2011, n.d.r.), raccomandandomi di darlo a Paoloni che avrebbe dovuto consegnarlo in farmacia”. Ma perché Paoloni aveva chiesto proprio a Pirani la ricetta del Minias? “Non me lo sono mai chiesto”, ha detto il teste, che al contrario si è sempre domandato come mai quell’originale ce l’avesse ancora Erodiani il 1° giugno del 2011. “L’aveva ancora lui”, ha spiegato Pirani, “me l’avevano detto gli agenti della squadra mobile quando mi avevano arrestato”. E poi ancora un’altra precisazione: “Non ho mai detto a Erodiani che sapevo che Paoloni voleva addormentare la squadra”. “Poteva il farmacista consegnare un farmaco solo con la fotocopia della ricetta?”, ha domandato l’avvocato Curatti. “E’ a discrezione del farmacista”, è stata la risposta di Pirani, “non tutte le farmacie consegnano il farmaco. Quelle che lo fanno trattengono la fotocopia, la timbrano, ma poi chiedono di portare l’originale”.

All’inizio della sua testimonianza, Pirani ha detto di conoscere da tempo Marco Paoloni, da quando giocava nell’Ascoli. “Io ero un frequentatore dei giocatori dell’Ascoli. Ci sentivamo, e poi lui è venuto a giocare a Cremona. Scommetteva su tutto, sul tennis, sul calcio americano, è capitato di scambiarsi informazioni, io sono più che un appassionato di calcio, lui mi dava qualche dritta che però puntualmente si rivelava storta”. “Sono stato io”, ha raccontato Pirani, “a presentare Erodiani, che era un mio paziente, a Paoloni. Solo in seguito ho saputo che aveva dei debiti. Me l’ha detto lo stesso Erodiani perchè Paoloni aveva debiti con lui”.

Oggi in aula è stato sentito anche il commercialista bolognese Franncesco Giannone, che ha già patteggiato un anno e otto mesi di reclusione. Giannone, in particolare, ha parlato del tentativo di estorsione ai danni di Paoloni da parte dell’ex calciatore Antonio Bellavista. Quest’ultimo, dopo il fallimento della scommessa su Benevento-Pisa, aveva minacciato Paoloni, chiedendogli la restituzione dei soldi giocati. Poi, riferendosi ad un’altra partita che sarebbe stata garantita dal portiere del Benevento e su cui il gruppo di Bellavista aveva investito una grossa somma (complessivamente di parla di quasi 200.000 euro), lo aveva accusato di non aver ‘comprato’ alcun giocatore per manipolare il risultato.

“Dieci minuti di sproloquio”, ha ricordato oggi Giannone, che aveva assistito a quella telefonata. “Paoloni aveva promesso un risultato che non si è verificato e così aveva perso i soldi anticipati da Bellavista”. ‘Ti sei inventato tutto’, gli aveva detto Bellavista, ‘non ce n’era uno che stava con noi, tu sei malato, ti inventi le cose, ci hai rovinato a tutti’.

Nemmeno oggi Paoloni si è presentato in udienza. Avrebbe dovuto rendere l’esame come imputato, ma impedimenti familiari e di lavoro lo hanno trattenuto nel Lazio, dove vive. I giudici hanno ritenuto illegittimo il suo impedimento e nonostante le due pm Ilaria Prette e Milda Milli abbiano rinunciato a sentirlo e il suo interrogatorio del 10 giugno del 2011 sia stato acquisito, dovrà per forza presentarsi la prossima volta per rendere la sua testimonianza in qualità di persona offesa per il tentativo di estorsione ai suoi danni. L’udienza conclusiva del processo è stata fissata al 19 febbraio.

Sara Pizzorni

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