Lettere

Quello che Salini non ha ottenuto dai sindaci, l'ha ottenuto dalle 'sette sorelle'

da Comitato Acqua Pubblica

E così quello che il presidente della provincia Massimiliano Salini non è riuscito ad ottenere né dai sindaci né dal “suo” consiglio provinciale gli è stato concesso dai presidenti delle “sette magnifiche sorelle”, che dopo svariati anni di  sdoppiamenti, partecipazioni, incastri  e scatole cinesi,  scoprono, fulminate sulla via di Damasco, che devono assolutamente unirsi  per darsi meglio in pasto al privato.
E’ comprensibile che dei presidenti (nominati, pertanto non preoccupati di rispondere agli elettori del proprio operato) siano più indifferenti dei sindaci al futuro delle ex-municipalizzate, dei lavoratori e del servizio idrico; meno comprensibile è che i presidenti si sentano in diritto di decidere al posto dei sindaci che li hanno nominati.
Nonostante Centodue sindaci  abbiano chiesto la revoca di quel piano d’ambito che ora le società approvano (piano che prevede la privatizzazione del servizio e non elimina dalle bollette degli utenti la remunerazione del capitale investito), nonosntante l’intero consiglio provinciale abbia votato un odg che prevede la ripresa degli approfondimenti e dichiara esplicitamente di preferire la gestione totalmente pubblica dell’acqua, nonostante la Regione Lombardia si sia rifiutata di commissariare il servizio nelle mani di un personaggio evidentemente incapace di gestire un processo politico partecipato e democratico, proseguono dunque le prove della tragicommedia dal titolo: “La società mista ovvero  mi suicido per salvarmi”.
Trattasi di dramma a senso unico  già pronto da due anni scritto dal promettente autore/regista/presidente della Provincia, mai messo in scena perché sempre sonoramente fischiato alle anteprime. Dopo che  la legge regionale  (opera prima del citato drammaturgo) ha tentato di ridurre  i sindaci (a cui il testo, giustamente, non piace proprio) da attori principali a spettatori silenziosi, l’autore ci riprova ingaggiando al loro posto per la bramata rappresentazione i presidenti delle società. I nomi delle nuove stelle del teatro sono peraltro conosciuti: Ferrari, Albertoni, Zanisi, Cremaschini, Barbati, Bonoldi, Soffiantini, Belloni,  Garatti: vecchi mattatori e nuove promesse del teatro contemporaneo che non sono mai riusciti a mettersi d’accordo su nessun copione ma che ora sarebbero pronti ad unirsi in una filodrammatica sotto il motto “Lo sforzo fa l’unione se in ballo c’è la privatizzazione”.
I loggionisti, sempre attenti alla qualità dell’esito artistico, sottolineano che alcuni di essi escono da alcune importanti scuole che hanno utilizzato anche recentemente l’efficace metodo democratico dei  referendum popolari… qualcosa nella formazione di questi attori non deve essere andato per il verso giusto.
Parti secondarie sono inspiegabilmente affidate a Gianpietro Denti, sempre lo stesso presidente dell’AATO che tutti ricordano abbia votato prima per la revoca poi a favore del copione Salini, dimissionato per questo dai colleghi, e Raffaele Leni, sì, proprio quel presidente della Conferenza dei Comuni destituito dai sindaci dopo aver abbandonato  con una indecorosa fuga i suoi sbigottiti colleghi all’assemblea del 16 dicembre scorso.
Autore e regista dell’opera: Massimiliano Salini, presidente della Provincia di Cremona.
Parti necessarie (ma volutamente espunte dall’autore): sindaci e cittadini.
Complimenti! Si preannuncia uno spettacolo esaltante!
Ma l’opera, disgraziatamente per il suo illustre autore e fortunatamente per tutti, è ancora sprovvista di finale. Se malauguratamente si  dovesse fare avanti  un folle produttore e lo spettacolo dovesse  andare in scena, noi parti soppresse – ma mai depresse –  pagheremo il biglietto (con la riduzione del 7%), parteciperemo all’evento e non ci limiteremo ai fischi. Noi parti non previste scriveremo insieme ai sindaci (non più silenziosi) un nuovo copione, con un finale degno e giusto.

Comitato Acqua Pubblica Cremona

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