Lettere

Siamo una generazione
social, ma i like
contano più dei sorrisi

da Luca Bonali

Gentile direttore,

scrivo oggi per denunciare ciò che sta colpendo sempre di più la mia generazione: l’emorragia di umanità e di voglia di fare che pare stia peggiorando sempre di più. Da anni ormai è sempre più difficile trovare ragazzi disposti a svolgere funzioni di volontariato, di servizio alla comunità e disposti a far valere le proprie idee in modo concreto e serio; pare ormai che un like o una condivisione sui social network contino più dei sorrisi delle persone, del fare comunità reale,non social, e del cercare di cambiare le cose portando avanti idee che ci appartengono ma che difficilmente prenderanno piede se ognuno di noi vive nel recinto del proprio smartphone.

La mia non vuole essere una denuncia sterile e fine a se stessa, vorrei poter dare qualche spunto specialmente ora che le classiche scuse (tanto non ci ascoltano, sono giovane e non conto niente…) stanno crollando, sono sempre di più infatti le organizzazioni o enti che hanno deciso di ascoltare i giovani e le loro idee. Vorrei dire ai ragazzi come me che è ora di alzare la testa ,di fare gruppo, di riscoprire la bellezza di una comunità dove ognuno è visto per ciò che è:una persona con la propria dignità,le proprie idee e le proprie fragilità, e non viene giudicata in base all’ età al titolo di studio o alla provenienza.

Solo scoprendo questo modo di condivisione e convivenza possiamo finalmente costruire un domani che ora come mai ci appartiene, dobbiamo alzare la voce ma non per critiche sterili o per urlare cori prefabbricati, dobbiamo alzare la voce con idee,proposte e progetti che vadano a creare la comunità e la società che vogliamo,ricordando sempre i valori cardine che hanno guidato l’uomo dalla preistoria all’ epoca dei social network: la comunità vince sempre.

 

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