Cronaca

Abusarono di lei nel sonno Due cremonesi condannati a 4 anni per violenza di gruppo

L’avvocato Pugnoli

E’ stata fissata al prossimo 5 ottobre in Corte di Cassazione l’udienza per l’ultimo grado di giudizio riguardante uno stupro di gruppo avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 agosto del 2011 sulle rive del fiume Trebbia. Imputati, un emiliano di 47 anni residente a Cremona e un 37enne cremonese, condannati sia in primo grado che in appello ad una pena di quattro anni di reclusione ciascuno e ad un risarcimento danni di 30.000 euro. Vittima, una ragazza cremonese, oggi 27enne, parte civile attraverso l’avvocato Cristina Pugnoli. Per l’accusa, i due, “approfittando dello stato di sonno profondo della giovane, anche in conseguenza dell’assunzione di bevande alcoliche la sera prima dei fatti”, l’avevano “costretta a subire atti sessuali” consistiti nel toccarla nelle parti intime e nell’abusare di lei con le mani.
La violenza si era consumata dopo che un gruppo di giovani cremonesi (5 uomini e due donne) aveva raggiunto la zona di Cortebrugnatella per una grigliata. Alla compagnia si erano aggiunti anche gli imputati che non facevano parte del gruppo, ma che frequentavano lo stesso bar e dunque conoscevano di vista la ragazza. Tutti, quella sera, come aveva ricordato la vittima a processo, avevano bevuto troppo. Durante la notte la giovane era stata violentata mentre dormiva nella tenda dei due ragazzi. Una scelta scaturita dal fatto che quella tenda aveva un accesso più agevole e che la sua amica, indossando un tutore ad un braccio, avrebbe fatto fatica ad assisterla nel caso di necessità, cosa che invece avrebbe potuto fare uno dei due imputati, medico di professione. Di quanto accaduto, la ragazza si era accorta solo la mattina seguente, ritrovandosi “con short e mutandine abbassate, sulle quali, una volta raggiunto il bagno, aveva constatato la presenza di perdite ematiche”. La giovane si era immediatamente confidata con la sua amica, che, intuendo quanto poteva essere successo, si era immediatamente diretta verso la tenda degli imputati, urlando contro di loro e insultandoli. Alla vittima, l’amica aveva poi riferito che i due imputati avevano detto che non c’era stato alcun rapporto sessuale completo, ma avevano ammesso di aver abusato di lei con le mani. Dopo la sfuriata dell’amica, i due ragazzi si era avvicinati alla vittima dicendole che avevano fatto “una cazzata”, dichiarandosi dispiaciuti e scusandosi. Successivamente la giovane si era fatta visitare in ospedale e poi aveva sporto denuncia. I medici dell’ospedale di Brescia avevano riscontrato tracce di un rapporto sessuale, ma non segni di violenza. Un particolare, questo, su cui ha sempre puntato molto la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Benedini e Francesco D’Andria. “Un fatto gravissimo”, lo aveva definito il pm di primo grado Emilio Pisante, che per i due cremonesi aveva chiesto sei anni di reclusione. Nel 2013 il collegio dei giudici di Piacenza li aveva condannati a quattro anni, sentenza confermata anche in Corte d’Appello. “Si deve concordare pienamente con la ricostruzione accusatoria secondo la quale gli imputati, approfittando del sonno della giovane, compirono su di lei atti sessuali”, si legge nelle 37 pagine di motivazione della sentenza di secondo grado. I giudici, che hanno puntualizzato che “non fu della ragazza”, che non si reggeva neppure in piedi, “l’iniziativa di coricarsi in tenda con gli imputati”, hanno considerato “piena” l’attendibilità della vittima, così come il racconto dell’amica e degli altri testimoni.

Sara Pizzorni

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