Cronaca

Palazzo Grasselli, occasione persa per ospitare il museo del pianoforte

da Fabio Perrone

Egregio Direttore,
dopo aver letto quanto riportato nell’articolo (https://www.cremonaoggi.it/2018/06/17/palazzo-grasselli-ad-ottobre-primi-lavori-virgilio-non-un-contenitore-anima-un-progetto/) dall’Assessore Andrea Virgilio a proposito del futuro di Palazzo
Grasselli mi permetto di esporre alcune riflessioni.
Condivido l’affermazione dell’Assessore che afferma che “Ci sono tanti modi per recuperare un edificio storico. Nell’epoca della
valorizzazione dei beni culturali occorre prima di tutto capire cosa intendiamo con questo termine.” Ha ragione l’Assessore: cosa significa “valorizzare”? Forse si potrebbe definire “valorizzazione” come  l’insieme delle pratiche che aumentano il valore che un dato bene può offrire (nel caso di un bene culturale, che può offrire alla comunità), e lo portano, tramite opportuna gestione e promozione, a dare frutto. Va da sé che, nel caso di Palazzo Grasselli o di qualsiasi altro palazzo storico cremonese sede di beni culturali (musei, biblioteche, archivi), la valorizzazione non potrà essere misurata solo in termini monetari, ma dovrà essere anche misurata, appunto, in termini di accrescimento culturale, primo motore di sviluppo.
Continua l’Assessore “Su Palazzo Grasselli, in questi anni abbiamo  incontrato diverse proposte: alienazione dell’edificio, sede parziale di aziende private alla ricerca di contesti di pregio e di rappresentanza. È stata proposta la realizzazione di un museo del pianoforte, che tuttavia  risulta poco sostenibile e piuttosto riduttiva sul piano culturale.”
Posto che bisogna sempre rispettare, anche quando non lo si condivide, il  pensiero altrui, mi permetto di segnalare quanto segue, in risposta alle  affermazioni dell’Assessore Andrea Virgilio in merito all’opportunità o meno di realizzare un museo del pianoforte a Palazzo Grasselli.
La città di Imola ha perso qualche anno fa una delle più importanti  collezioni al mondo di pianoforti. Un insieme di oltre 120 strumenti musicali raccolti in 30 anni di attività dal Maestro Franco Scala,  fondatore e direttore dell’Accademia pianistica di Imola. Li ha comprati tutti Bologna dopo che la collezione Scala fu offerta anche a Cremona e da  questa garbatamente respinta. Per la precisione la collezione Scala è  arrivata a Bologna grazie all’intervento di Fabio Alberto Roversi Monaco, già Rettore dell’Università, presidente del Consiglio  direttivo dell’Accademia e della Fondazione Cassa di Risparmio di  Bologna.
Una scelta “poco sostenibile e riduttiva sul piano culturale”? Forse per Bologna no. E forse non lo sarebbe stata neppure per Cremona vista la  sua tradizione nella costruzione di pianoforti che ha contraddistinto non solo il marchio “Anelli” ma anche il marchio “ARP” entrambi cremonesissimi.

Tornando al Palazzo Grasselli: perché dunque non valorizzare anche altre peculiarità musicali di Cremona? La città di Cremona non si voleva proporre al mondo come “Città della Musica”?
Tutta la musica o solo una parte? Tutta la liuteria o solo il Museo del Violino?
Il Maestro Franco Scala ha dichiarato alcuni anni fa, dopo aver offerto la sua collezione ad Imola, città nella quale opera: “Mi sono pure sentito dire: a chi vuoi che gliene freghi? la cultura imolese non vede oltre Rimini e Bologna”. Ed è stato così che gli strumenti da Imola sono andati a Bologna, arricchendo la città felsinea di eventi, di percorsi culturali, di mostre legate al pianoforte e, di conseguenza, di visitatori europei ed asiatici.
Ed è accaduta la stessa cosa, con le dovute proporzioni, anche per l’archivio-museo di pianoforti “Anelli”, proposto a Palazzo
Grasselli e alla fine realizzato ed esposto a Crema con risultati  sostenibili e forse non del tutto riduttivi sul piano culturale.
L’Italia dispone di un patrimonio inestimabile ed ineguagliato in termini storico, artistico e culturale che, se adeguatamente valorizzato, potrebbe costituire un motore di sviluppo per intere città e territori. Purtroppo non sempre e ovunque tale logica prevale. Spesso, beni di  incomparabile bellezza e pregio sono ignorati (così come la storia che li lega alle città di provenienza) e, nella migliore delle ipotesi,  finiscono per costituire una voce di costo anziché di “valorizzazione”.
Non mi resta che augurare all’Assessore Andrea Virgilio e a chi guida questa Città di compiere le scelte migliori per il futuro di Palazzo  Grasselli e soprattutto che la cultura cremonese sappia, in futuro, vedere oltre… il violino.

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