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Calcio, in aula il dirigente sportivo Pieroni: 'Mai giocato nemmeno al totocalcio'

“Non ho mai giocato neanche alla schedina del totocalcio”. Lo ha detto oggi Ermanno Pieroni, ex presidente dell’Ancona Calcio, sentito come testimone nella nuova udienza del processo sul calcioscommesse. Dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, Pieroni era già stato assolto nel maggio del 2016 dal giudice Pierpaolo Beluzzi. “Sono stato l’unico ad essere stato assolto con la formula piena”, ha ricordato oggi Pieroni, che era stato processato con il rito abbreviato. Insieme a lui erano stati assolti l’ex ct della nazionale Antonio Conte, il suo vice Angelo Alessio, Daniele Quadrini, Roberto Previtali e Guido Marilungo.

Il processo sul calcio scommesse era stato ‘diviso’ il 3 aprile dell’anno scorso dal collegio cremonese composto dal presidente Maria Stella Leone con a latere i giudici Giulia Masci ed Elisa Mombelli. La maggior parte del procedimento è stata spostata a Bologna, mentre a processo a Cremona, oltre all’ex portiere della Cremonese Marco Paoloni, è rimasto il terzo gruppo accusato di associazione a delinquere finalizzata a truccare 53 partite di serie A, B e Lega Pro. Tra gli imputati, il cinese Wang Yu Qiu, comproprietario di una lavanderia a Desio e accusato di essere il finanziatore dell’associazione, l’ex dirigente del Pergocrema Salvatore Antonio Intilisano, l’ex centrocampista del Potenza Simone Grillo, il team manager del Riccione Calcio Cosimo Rinci, e Salvatore Spadaro, detto ‘il vecchio’. Fra coloro che sono accusati di frode sportiva c’è il serbo Almir Gegic, ex calciatore del Chiasso e considerato uno dei capi del gruppo degli ‘zingari’.

Oggi, davanti al pm Milda Milli, Ermanno Pieroni ha detto di lavorare da decenni nel mondo calcistico, di essere stato prima arbitro e poi dirigente sportivo in tante città. “Nel 2013, in particolare”, ha detto il teste rispondendo ad una delle domande del pm, “operavo per alcune società calcistiche per le quali facevo consulenza e scouting”.

Nell’inchiesta, Pieroni era stato chiamato in causa in particolare per i suoi rapporti con Cosimo Rinci, dirigente del Riccione Calcio, con Salvatore Francesco Spadaro, Fabio Bruno Quadri, Wangyi Qiu, Simone Grillo e Salvatore Antonio Intilisano. Secondo l’accusa, insieme a loro avrebbe costituito un’organizzazione per pilotare i risultati di 53 partite. “In particolare Rinci, sfruttando la sua introduzione negli ambienti calcistici e in particolare appoggiandosi al Pieroni, informava preventivamente Spadaro dei risultati che avrebbero avuto partite di calcio dei campionati di serie A, B e C del 2013, a seguito di corruzione, da loro stessi favorita, o di accordi tra le squadre, e lo Spadaro a sua volta informava il Quadri che procedeva alle relative scommesse a seguito di finanziamento di Qiu Wangyi, provvedendo poi, tutti, alla ripartizione tra loro dei proventi”.

In aula, Pieroni ha ammesso di conoscere Cosimo Rinci. “Lo conosco da tanti anni, era direttore sportivo al Messina Calcio. E’ perlopiù un tifoso, per pochi mesi è stato anche manager del Riccione Calcio, ma non ha mai avuto un lavoro fisso, guadagnava poco”. Nel 2013 la polizia aveva documentato contatti tra Pieroni e Rinci. “All’epoca, Rinci”, ha detto Pieroni, “era una persona attenzionata dagli inquirenti, ma io non lo sapevo”. Il 23 aprile del 2013 tra i due c’era stato un incontro a San Benedetto del Tronto vicino all’autostrada. Per quale motivo? “Io mi trovavo presso un’azienda che produce abbigliamento sportivo”, ha spiegato Pieroni. “Cercavo contatti. Lui doveva andare da un amico e quindi, approfittando di quell’occasione, si è fermato a salutarmi”.

E Salvatore Spadaro? “L’ho visto una sola volta casualmente. Era insieme a una persona che non conoscevo. Mi ha parlato senza presentarsi. Con lui, come con tutti gli altri personaggi, non ho mai parlato di scommesse. Con Spadaro non ho mai avuto nemmeno contatti telefonici, nè ho inteso allacciare alcun rapporto, del resto la mia carriera è uno specchio”.

Simone Grillo? “E’ stato un calciatore”, ha risposto Pieroni al pm, “l’ho conosciuto. Il fratello giocava nel Varese. Ma Simone in un’operazione di mercato non si è comportato bene con mia moglie, che era agente Fifa, e quindi io non gli ho più parlato”.

Salvatore Intilisano? “Era un amico di Rinci”, ha detto il testimone, “ma anche con lui non ho mai avuto rapporti”.

Per la prossima udienza, fissata al 9 ottobre, il collegio sentirà gli ultimi cinque testi del pm, quattro della parte civile e due della difesa. Previsto anche l’esame di alcuni degli imputati, tra cui anche Marco Paoloni. Il legale di quest’ultimo, l’avvocato Luca Curatti, ha chiesto ai giudici di poter sentire come testimone anche Marco Ferrante, che era il magazziniere della Cremonese, il cui telefono durante l’inchiesta era stato intercettato insieme a quello dello stesso Paoloni.

Sara Pizzorni

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