Cronaca

Torre de Picenardi e Cà d'Andrea: ok alla fusione

TORRE DE’ PICENARDI/CA’ D’ANDREA – La fusione passa da un “Sì” che prende una percentuale nettissima sia a Torre dè Picenardi che a Cà d’Andrea: non vince insomma il campanilismo, ma vince il progetto portato avanti in primis dai sindaci Mario Bazzani e Franco Potabili Bertani. I cittadini hanno votato a favore della fusione, la prima storica in provincia di Cremona, esprimendosi per il Sì in percentuale bulgara, ossia con il 95% a Torre dè Picenardi e con l’87.5% a Cà d’Andrea: per la precisione 631 Sì e Torre e 187 Sì a Cà d’Andrea. Per questo, già pochi minuti dopo lo spoglio, domenica alle 23.30, Mario Bazzani aveva annunciato che la fusione era cosa fatta.

L’altra notizia significativa è che il nome del nuovo comune non cambierà: rimarrà dunque Torre dè Picenardi, con Cà d’Andrea che diventa a tutti gli effetti frazione, trattandosi di fusione per incorporazione. Questi i risultati: a Torre dè Picenardi il mantenimento del nome del comune ha raccolto 566 voti, la proposta “Cà dè Picenardi” 31 preferenze, la “Torre d’Andrea” 51; a Cà d’Andrea invece distanze meno marcate: il “vecchio” nome è stato votato da 93 persone, “Cà dè Picenardi” da 31, “Torre d’Andrea” da 71. I prossimi passi sono presto riassunti: i due comuni ratificheranno la volontà popolare nei due consigli comunali distinti che saranno convocati lunedì 18 o martedì 19 giugno, poi servirà una legge regionale che dia il via ad un ulteriore passaggio burocratico.

Infine dal 1° gennaio 2019 il nuovo comune, che non cambierà nome ma di fatto sarà la fusione di due entità amministrative, sorgerà con Potabili Bertani che diventerà assessore nella giunta Bazzani. Si andrà infine a regolari elezioni nella primavera successiva: questo perché a Torre così come a Cà d’Andrea la tornata amministrativa era prevista proprio nel 2019. Intanto le prossime fusioni che potrebbero essere ratificate dal referendum popolare in provincia di Cremona sono quelle di Piadena con Drizzona (al voto domenica 24 giugno) e quella di Castelleone con Fiesco (al voto domenica 1° luglio).

Giovanni Gardani

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