Cronaca

Festa solenne per il 25 aprile Il sindaco Galimberti: 'Mai indifferenti di fronte al male'

In una piazza del Comune colorata di bandiere e striscioni tricolore, si sono radunati i partecipanti al corteo del 25 aprile, per ascoltare i discorsi delle autorità, dal presidente Anpi Giancarlo Corada al presidente della Provincia Davide Viola, fino al sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti. L’attore Jim Graziano Maglia ha letto alcuni brani di don Primo Mazzolari sulla Resistenza e la Liberazione. Molto toccante è stata la testimonianza di due studenti cremonesi, in rappresentanza di tutti coloro che si sono recati in gita a Dachau nell’ambito dei Viaggi della Memoria: Monica Pedroni del 4 anno del liceo classico Manin e Andrea Zagheni, della classe 5 elettronica dell’Itis.

Corada ha voluto innanzitutto salutare il prof. Mario Coppetti, “che non ha potuto essere presente per motivi di salute” ha evidenziato. Il presidente Anpi ha voluto sottolineare come, nel ricordare il 25 Aprile, bisogna pensare che “sbaglia chi mette fascismo e antifascismo sullo stesso piano”, perché “non possono essere uguali vittime e carnefici, torturatori e torturati”. Per Corada “la libertà è un valore da difendere in ogni ambito, un bene della cui importanza ci si rende conto solo quando la si sta perdendo. Ma la libertà è impossibile senza la Democrazia, che va difesa come un bene prezioso”.

Molto sentito anche l’intervento del sindaco Galimberti, che ha ricordato il viaggio della memoria a Dachau e tutto quanto vissuto in quegli anni terribili. “Noi che viviamo oggi, in questo continente in cerca di se stesso, in questa città di Cremona, noi, in questo 25 aprile 2018, da questa piazza, nella nostra città, che decisioni prendiamo oggi, al lavoro, sui social, nel volontariato, in famiglia, con i giovani?” si è chiesto il sindaco, esortando a interessarsi “della vita di tutti, della storia comune, del bene comune. La nostra città non la mia città, la nostra terra non la mia terra”.

Il 25 aprile, per Galimberti, “è decidere di non fare il gioco di uomini che fanno e dicono cose malvagie o anche solo cose stupidamente superficiali ma che instillano il seme dell’odio; è decidere di non stare in silenzio di fronte alla violenza che nega l’umanità dell’altro soprattutto se diverso da me: a volte questa violenza può sembrare piccola e insignificante ma poi diventa un fiume che travolge; è non essere mai, mai, mai indifferenti e rassegnati di fronte al male, è promettere che mi interessa il nome dell’altro. Questo è il 25 aprile: risveglio di una coscienza, della mia coscienza, della nostra coscienza, e così diventa risveglio di comunità e di speranza”.

Laura Bosio

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