Traffico di migranti sgominato dalla Mobile di Cremona, il pm chiede pene severissime
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Pesantissime le richiste del pubblico ministero di Ventimiglia, Lorenzo Fornace, nei confronti di otto degli arrestati nell’ambito della maxi inchiesta della Dda di Milano e della Squadra Mobile di Cremona, che a fine gennaio 2017 aveva portato al fermo di ben 34 persone, accusate di traffico di esseri umani: un sodalizio operante a livello internazionale e composto da decine di persone, quasi tutte di nazionalità straniera. L’inchiesta è partita dall’individuazione di alcuni autisti che vivevano nel cremasco.
Le richieste di condanna sono: otto anni e otto mesi per l’afgano Esmatollah Jafari, considerato dagli investigatori il boss della rete criminale; otto e quattro anni per i cugini albanesi Redon e Neri Shametaj; sei anni per Edmond Bylibi Bayala del Burkina Faso; sette anni e otto mesi per Emra Tahna Mohamad, afgano; sei anni e otto mesi per Gazmir Ismailaj; a otto anni e otto mesi per Frederik Bixi; quattro anni per Alidini Misin, albanese. Elevatissime anche le pene pecuniarie previste: fino a oltre un milione di euro. Tra gli episodi contestati agli accusati, quello di aver chiuso e stipato quattro migranti in un furgoncino chiuso dall’esterno con un lucchetto.
Le indagini avevano portato alla luce un’ampia e ramificata associazione per delinquere finalizzata al trasporto, a fronte di pagamenti di somme di denaro, di cittadini extracomunitari provenienti dalla Siria, dall’Egitto, dall’Eritrea e dal Sudan, con base nella città di Milano e operante per lo più nelle città di Ventimiglia e Nizza. I membri del gruppo erano soprattutto egiziani e maghrebini, afghani, sudanesi, albanesi, romeni e italiani. Tutti soggetti in possesso di contatti con gli scafisti, che consentivano loro di conoscere quali sbarchi che sarebbero avvenuti sulle coste siciliane o pugliesi, in modo da poter intercettare i profughi e dirottarli verso Milano. Da li venivano poi dirottati verso le frontiere italiane, per spostarsi in Europa.
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