Cronaca

Accoglienza migranti, 20 coop accreditate. In due anni oltre 400 richiedenti asilo revocati

Sono 21 le associazioni e cooperative che hanno risposto al bando della Prefettura per l’accoglienza di migranti  per il periodo marzo dicembre 2018.  Il 16 marzo si è riunita la commissione per l’apertura delle buste, con un solo concorrente escluso per non aver raggiunto il punteggio minimo. Tra i soggetti che quindi si divideranno il compito di accogliere i richiedenti asilo che arriveranno nel corso del 2018 (1500 la stima del ministero degli interni per tutta la provincia), ci sono molti nomi noti sul cremonese, a cominciare da cooperativa Nazareth, coop. Sentiero, Servizi per l’Accoglienza (Caritas); e poi: A Domicilio; Tecnoproject; coop. sociale Rinnovamento; coop. sociale Gelso; coop sociale Hope; Fortyfive Ensamble; Dharma; Capitani di Rivoltella; ass. Alberto Marvelli; A Braccia Larghe; Koala; Casa di Ale onlus; Minerva; Bentabib Najat; fondazione Casa famiglia S. Omobono; coop. sociale Emergency Transport Pobic; Ekopra coop. sociale.

Nel corso del biennio 2016 – 2017 sono stati 416 (dati del mensile Altreconomia) i richiedenti protezione a cui è stata revocata la misura di accoglienza dalla prefettura di Cremona. Si tratta di persone che per vari motivi hanno perso il diritto a restare nella struttura di accoglienza che li ha ospitati nell’attesa di ottenere o meno lo status di rifugiato. In molti casi le revoche sono la diretta conseguenza del diniego da parte della commissione di valutazione; in altri casi però si tratta di una misura che viene fatta scattare a seguito di denuncia della struttura ospitante per inosservanza delle regole. Qui scatta una certa discrezionalità, come spiega l’avvocato Gianluca Monti, associato Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione), che dipinge un quadro abbastanza fosco della situazione. “Nella mia esperienza ho avuto a che fare con strutture sane ed altre diciamo così ‘improvvisate'”, spiega. “Ad esempio non vengono forniti gli indumenti adatti, non viene effettuato il percorso di accompagnamento richiesto, alcune insomma non fanno nemmeno il minimo sindacale per cui vengono pagate. Ho visto casi in cui la richiesta di revoca dell’accoglienza viene fatta da questo tipo di gestori, per presunti comportamenti scorretti da parte dei ragazzi. In questi casi è veramente difficile provare il contrario e quindi scatta la misura, contro cui si poteva fare appello”. La nuova legge che regola la materia, la Minniti-Orlando però ha soppresso la possibilità di ricorrere in appello, lasciando solo il ricorso in Cassazione: procedura sicuramente più lunga e difficile da attuare. E chi riceve la revoca che fa? Perde il diritto a restare nella struttura di accoglienza: magari c’è tolleranza, da parte soprattutto delle strutture a gestione cattolica, che si danno da fare per  soluzioni alternative.  Ma in molti altri casi l’unica destinazione è la strada, con tutte le conseguenze in tema di sicurezza sociale, che ciò comporta. g.biagi

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