Cronaca

Zoltak a Cremona: dal campo profughi di via Bissolati allo Zini per la 'sua' Cremonese

Tornato in città il profugo ebreo che nel periodo tra 1945 e 1948 soggiornò nel campo ricavato nell'ex monastero del Corpus Domini, dove transitarono anche i coniugi Kushner, futuri nonni del genero di Donald Trump.

Foto Sessa

Presentati presso la Biblioteca del seminario vescovile gli Atti della tavola rotonda svoltasi a gennaio 2017 sul campo profughi attivo nel dopoguerra a Cremona (l’ex monastero del Corpus Domini di via Chiara Novella) che ospitò ebrei, soprattutto polacchi, tra 1945 e 1948, in fuga per timore di nuove persecuzioni nei Paesi già occupati dalla Germania nazista e poi finiti sotto l’influenza sovietica. Popolo da sempre itinerante, quello ebraico ha lasciato una testimonianza importante in città, dove nel dopoguerra il complesso del Corpus Domini fu uno dei 37 ‘displaced persons camp’ realizzati dagli Stati Uniti in Italia come luogo di transito per gli ebrei diretti nel nascente stato di Israele o nel continente americano. Ospite ormai di casa a Cremona, è stato Sidney Zoltak, polacco di nascita, canadese d’adozione, uno dei ragazzi di allora,  arrivato in mattinata a Cremona da Israele. Prima tappa, accompagnato dall’architetto Angelo Garioni, proprio l’ex monastero tra via Bissolati e via Chiara Novella, dove nei giorni scorsi è iniziata l’operazione Cremona Rinascimento che, grazie all’azione di volontari e di gruppi di protezione civile, ha visto la completa ripulitura dei chiostri dalle piante infestanti. Il progetto di restituzione di questi spazi alla fruizione cittadina proseguirà poi con le visite guidate del Fai, quindi con alcuni eventi del Porte Aperte Festival, per arrivare, da settembre, all’utilizzo di alcuni spazi interni come centro didattico – documentaristico sulle tante storie (e funzioni) che sono passate attraverso queste mura.

In serata, un regalo per l’ex ragazzo che tifava Cremonese già negli anni ’40, quando la squadra, come oggi, militava in serie B: ha infatti assistito alla partita contro il Frosinone, con tanto di maglia a suo nome.

Gli Atti (a cura delle bibliotecarie Roberta Aglio e Monica Feraboli; presentazione di Gian Carlo Corada) del convegno dello scorso anno contengono tra gli altri l’intervento dell’architetto Massimo Terzi che nella prima Giunta Bodini (1995 – 1999) fu l’artefice, insieme al collega Lamberto Rossi, del progetto di Parco dei Monasteri, un recupero urbanistico di vasta portata che oltre al Corpus Domini avrebbe incluso l’adiacente complesso di San Benedetto e quello appena separato di Santa Monica. Allora c’erano condizioni economiche più favorevoli all’investimento pubblico e privato su un comparto che avrebbe potuto diventare per  Cremona motore di sviluppo economico e culturale: “Ritenevo – scrive Terzi – che Cremona, potesse partire per costruire quegli elementi di innovazione che le avrebbero permesso di ‘promuovere e vendere’ la propria diversità, … pensavo che convenisse valorizzare la diversità con intelligenza e raffinatezza ricercando alleanze e apparentamenti… ritenevo e ritengo che il futuro potesse essere rappresentato da quelle città che sapevano reinterpretare innovativamente la propria cultura…”. Qui avrebbero dovuto trovare sede la scuola di liuteria, il centro di restauro strumenti musicali, spazi per l’artigianato artistico (leggi botteghe liutarie) spazi per la vendita, ma anche studio di registrazione e naturalmente, un auditorium. Le cose andarono molto diversamente. Gli enti locali e la Fondazione Stauffer acquisirono sì il complesso ex monasteri – ex caserme, ma solo in santa Monica vi fu un inizio di ristrutturazione, peraltro rimasto incompiuto e solo da poco ripreso in mano da Provincia, Regione, Comune, Fondazione Cariplo e fondazione Arvedi Buschini per farne la nuova sede dell’università Cattolica.

Angelo Garioni nel suo contributo ripercorre invece le vicende del DP Camp 82, ricorrendo a testimonianze dirette e documenti d’archivio, soprattutto giornalistici, che descrivono la vita e le attività quotidiane nel campo, i fatti di cronaca positivi e negativi avvenuti in quella ‘città nella città’ nella quale soggiornarono migliaia di profughi in cerca di un nuova vita. Tra essi, anche qualcuno il cui cognome sarebbe diventato famoso, come i coniugi Joseph e Rea Kushner: i nonni di Jared Kushner, genero di Donald Trump.

Giuliana Biagi

Gian Carlo Corada e Sidney Zoltak nella biblioteca del seminario

 

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