Cronaca

Confcommercio risponde a Virgilio: 'Così i problemi si spostano, non si risolvono'

Confcommercio interviene nuovamente sulla nuova area commerciale che si insedierà nell’ex Armaguerra, dopo le motivazioni date dall’assessore all’area vasta e  patrimonio Andrea  Virgilio (leggi qui: “Confcommercio non può sfuggire alla concorrenza”)

“Vorrei contraddire l’assessore Virgilio”, afferma il direttore della sede cremonese, Paolo Regina. Non sono trent’anni, ma settanta che Confcommercio “rompe” le scatole per difendere commercianti e piccoli imprenditori. Una azione sindacale che non è disgiunta dalla valorizzazione della città. Vitalità di un tessuto urbano e delle aziende del terziario corrono su binari paralleli, l’uno dipende dall’altro in maniera inscindibile. Sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto fino ad oggi. E’ irrispettoso e offensivo derubricare la nostra presa di posizione come anacronistica, vuota di contenuti e mirata solo a tutelare un interesse personale. Non ci piacciono i toni degli Amministratori che, barricati nei loro uffici, non si rendono conto delle difficoltà della città. Alla politica rimarchiamo che non deve essere sempre vera l’equazione tra riqualificazione e creazione di nuovi centri commerciali. E’ la via più semplice, ma non è certo l’unica o la più efficace. Non mancano tanti esempi diversi.

“Se guardiamo a Milano penso al Bando per la rigenerazione degli spazi ferroviari che hanno portato a progetti legati alla moda e al design (Porta Genova), mondo universitario (Lambrate e Greco) attività di natura culturale e legate al distretto dell’agricoltura innovativa (Porta Romana). O ancora faccio riferimento alla Fabbrica del Vapore dove il commerciale è marginale rispetto al polo dedicato al cinema e alle arti visive. Un elenco lunghissimo che passa dall’hangar Bicocca allo spazio Folli50.0 a Lambrate. Da Milano ad Alzano – la notizia è stata data solo da qualche giorno – con il cementificio convertito in polo della formazione terziaria fino alla Fornace di Agropoli di Salerno, oggi trasformata in un museo. Senza dimenticare Brescia con la nuova vita dell’ex laminatoio Tempini, ormai prossimo ad aprire i cantieri, per realizzare una trentina di “case-bottega”. Ogni momento di recupero di un edificio dismesso deve essere una occasione di crescita per tutta la città, non deve essere una operazione il cui costo va pagato da altri. In questo modo non si risolve il problema, al massimo lo si sposta. O lo si nasconde, perché non bastano le vetrofanie o le esposizioni artistiche a mascherare il problema di un centro sempre più povero di negozi e meno attrattivo o meno facile da utilizzare, come rilevano i dati sui transiti pedonali. Cerchiamo di cogliere le opportunità.
Ad essere semplicemente “bravi a criticare” non sono i commercianti. Non si può negare che Cremona è una città che in questi ultimi anni ha saputo crescere e rinnovarsi soprattutto grazie all’intervento di mecenati che hanno sostenuto progetti innovativi e ambiziosi. Il Museo del violino, il rilancio dell’Università, la riqualificazione delle Colonie Padane – che sono poi i progetti più importanti di questi ultimi mandati amministrativi – non sarebbero stati possibili senza l’amore generoso di un imprenditore per la sua città. Cosa sarebbe successo altrimenti? Avremmo forse ancora il “cratere” di piazza Marconi?
Invito chi guida la città a fare propri i valori di questi mecenati. Guardo con un po’ di rabbia all’immobilismo degli amministratori rispetto al dinamismo dei loro omologhi delle città vicine. Mantova è stata capitale della cultura nel 2016, Parma lo sarà nel 2020. Città che hanno ottenuto contributi per un milione di euro per progetti di promozione di cultura e turismo. Piacenza ci ha provato ed ha visto in questa candidatura una occasione per mettersi in gioco e vestirsi a festa. Lo dimostra la valorizzazione delle opere del Pordenone (che in realtà abbiamo anche noi in Cattedrale ma che non abbiamo saputo promuovere a dovere) che ha visto una bella ed efficace collaborazione tra tutte le Istituzioni locali. A Cremona – che ha l’ambizione di fare della cultura uno dei vettori di sviluppo – sono lontani i tempi dei “grandi eventi dell’Apic” – pur senza nascondere gli errori di quella esperienza – ma non ci si può accontentare dei dodicimila biglietti (per lo più con le scuole) della mostra sul Genovesino. Non è questo il cambio di passo di cui la città ha bisogno. Anche noi, come Confcommercio, crediamo nella cultura come vettore di sviluppo. Sosteniamo le iniziative del Museo del violino, convinti dell’importanza delle esposizioni e delle rassegne che UnoMedia ha saputo organizzare.
Forse – conclude Regina – nessuno più degli imprenditori è obbligato a saper leggere i propri tempi, ad innovarsi, a sperimentare. Vorremmo che anche gli amministratori avessero il nostro coraggio e sentissero la responsabilità di cosa comportino scelte sbagliate. Errori che si possono evitare con un progetto serio e condiviso sulla città e sul suo futuro che non può essere fatto semplicemente dalla creazione di nuovi supermercati”.

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