Cronaca

Medici assolti, il marito della vittima risponde al primario: 'Io a posto con la coscienza'

Nella foto, da sinistra, Rusi Slavov con l'avvocato Soldi; l'avvocato Munafò, il primario Riccardi, il collega Sacconi e gli avvocati Cantalupo e Fachechi

“Quando stamani ho letto l’articolo riguardante la vicenda della morte di mia moglie Daniela, non nascondo che sono stato preso dallo sconforto e dallo sconcerto perché in un attimo ho rivissuto quei terribili momenti i cui ricordi vivono in me”. A parlare è Rusi Slavov, liutaio di origini bulgare ma da anni residente a Cremona, marito di Daniela, 41 anni, la donna deceduta all’ospedale di Cremona il 6 gennaio del 2014 una settimana dopo aver partorito il suo terzo figlio, nato morto. Ieri i tre medici che erano finiti a processo con l’accusa di omicidio colposo sono stati assolti. Slalov, papà di due figli avuti da Daniela, non era parte civile perché già risarcito nel settembre del 2016 dalla Compagnia assicurativa dell’ospedale con la somma di 750.000 euro. Con l’assoluzione di ieri dei tre medici, nel suo sfogo, il primario di Ginecologia Aldo Riccardi aveva fatto “appello al buon senso di chi ha ricevuto risarcimenti non dovuti”.

Il giorno dopo la sentenza e il giorno dopo le dichiarazioni del medico, è intervenuto il marito della vittima, assistito dall’avvocato Michela Soldi. “Le mie intenzioni, quando ho sporto denuncia alla procura”, ha spiegato Slavov, “erano unicamente quelle di chiedere alla magistratura di conoscere la causa o le cause del decesso di Daniela, nonché di accertare, ove vi fossero, le eventuali responsabilità a carico dei sanitari che l’hanno avuta in cura all’ospedale di Cremona. Ciò, anche tenuto conto che Daniela stava bene, le sue condizioni fisiche, sino al momento della perdita del bimbo che portava in grembo, erano buone. E’ stata sempre seguita dalla ginecologa ed ha sempre fatto tutti gli accertamenti del caso. Quindi non capacitandomi di come potesse essere venuta a mancare in così pochi giorni, ho voluto che fosse fatta chiarezza senza alcun intento speculativo”. “Da quel giorno”, ha continuato Rusi, “la mia vita e quella dei miei due bimbi è stata stravolta. E’ soprattutto per i miei figli che ho deciso di chiedere che venisse accertato di cosa fosse morta la loro mamma, in modo tale che un giorno, quando saranno cresciuti, avrei potuto dare loro spiegazioni, perché, come ben si può immaginare, ai bambini manca moltissimo la loro mamma.

Ho molto rispetto per la decisione presa dal giudice che ha assolto i medici, tuttavia non posso assolutamente accettare le frasi pronunciare dal dottor Riccardi nei miei confronti, poiché le ritengo, oltre che poco edificanti e garbate, anche molto offensive. Il ‘maxi’ risarcimento, posto che nessuna somma potrà mai sopperire alla mancanza di Daniela, è stato erogato evidentemente perché qualcun altro, valutando le stesse carte e gli stessi fatti, ha ritenuto che vi fossero elementi di responsabilità, ancorchè in seguito siano stati valutati in maniera differente dal giudice. Si rammenti che i criteri di valutazione degli elementi di responsabilità in ambito penale sono diversi rispetto a quelli utilizzati in ambito civile. Vorrei aggiungere, infine, che durante il ricovero di Daniela nel reparto di Ginecologia non ho mai avuto il piacere di conoscere il primario. Io in coscienza mi sento a posto e non ho nulla da recriminarmi”.

Sara Pizzorni

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