Cronaca

Referendum, la prima volta fu nel 1994 ma il verdetto fu disatteso

L’unico precedente di referendum comunale nella storia di Cremona è quello relativo all’inceneritore in zona San Rocco. Si tenne il 18 giugno 1994, era consultivo e venne indetto nonostante la bocciatura del quesito da parte del comitato dei Garanti che doveva valutarne la legittimità. Andò a votare circa il 50% degli elettori aventi diritto; il 58% disse no all’inceneritore, che però venne ugualmente realizzato. Ma il verdetto non è così semplice da leggersi come potrebbe apparire.
Così ricostruisce la vicenda uno dei protagonisti di allora, Giuseppe Tadioli, vicesindaco in quegli anni nella giunta Garini.
“Il clima era molto diverso da oggi, il referendum era figlio di una legge da poco approvata, la 142 del 1990, che finalmente portava l’Italia ad avere un’autonomia statutaria per i Comuni. Si veniva dai testi unici di epoca fascista, quindi in quella fase c’era entusiasmo per la possibilità di dotare i Comuni di strumenti di coinvolgimento della cittadinanza. Ricordo anche una conversazione con gli amici radicali di allora, Gigliobianco e Ravelli, che invitavano la Giunta a dare prova di coraggio nello sperimentare la formula del referendum, affermando allo stesso tempo che la parte politica dovesse poi assumersi la responsabilità della scelta”.

Il quesito di allora venne ritenuto inammissibile dai garanti in quanto la decisione di realizzare un impianto di incenerimento rifiuti non era stata presa dal Comune, ma da un ente superiore, la Regione, che aveva in quegli anni redatto un piano rifiuti in cui si definiva l’autosufficienza di ciascuna provincia.

“Venne nominato il comitato dei garanti – continua Tadioli – che sostanzialmente disse tre cose. Primo: la decisione di realizzare nel capoluogo di provincia l’inceneritore era stata presa da un ente superiore e non dal Comune. Secondo: quell’impianto non era solo al servizio del capoluogo ma di livello provinciale, quindi avrebbe dovuto coinvolgere anche tutti gli altri residenti. Per questi due motivi il quesito era inammissibile.
Da ultimo però i garanti aggiunsero una sorta di contentino: si faccia una consultazione sul sito, san Rocco appunto”.

E così il referendum consultivo ebbe luogo. Andarono a votare il 50% degli aventi diritto e con una percentuale di no (bocciatura del sito di San Rocco) di poco inferiore al 60% la maggioranza di allora potè ben dire che solo terzo dei cittadini cremonesi si oppose alla sua costruzione. E Aem, a cui da poco erano passati i servizi di igiene ambientale fino ad allora detenuti dal Comune,  tirò dritto nella sua costruzione.

g.biagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...