Servizio idrico, il Comune galleggia in scia a Salini La maggioranza si astiene sugli ordini del giorno di Pd e Udc
L’opposizione chiede al sindaco un ripensamento in corner sulla proposta di società mista per la gestione del servizio idrico. Ma Perri, impermeabile alle stoccate di Pd e Udc, prosegue nel solco indicato dal presidente Salini. La maggioranza tutta, però, non si spinge fino a votare contro gli ordini del giorno volti ad ‘fermare le bocce’ dell’iter per la società mista, limitandosi ad un’astensione. E con Pdl e Lista Perri scelgono il non voto anche il gruppo misto e la Lega, affossando così entrambi gli ordini del giorno.
Si è risolto in un botta e risposta maggioranza opposizione il lungo confronto, oggi in Consiglio Comunale, sulla gestione del servizio idrico. In scaletta, gli ordini del giorno del Pd e dell’Udc, accomunati dalla richiesta di “rispettare l’esito referendario”. Non pochi i passaggi critici usciti dai banchi della minoranza – ma anche dall’Udc – all’indirizzo del sindaco e alla linea ondivaga dell’amministrazione comunale, in prima battuta contraria poi astenuta e infine non pervenuta (assenza strategica all’ultima assemblea dei sindaci).
Preceduta da una riunione del centrodestra nel primo pomeriggio, la seduta, contrariamente le aspettative, non ha richiamato un considerevole numero di esponenti del Comitato Acqua Pubblica.
Quindi la sferzata all’Ufficio d’Ambito “che doveva prendere atto di quella volontà”, ossia la richiesta di 102 sindaci di revocare la proposta, ma che “si è assunto la gravissima responsabilità di disattendere quegli indirizzi”.
“Così si è consumata una duplice violazione della democrazia – ha osservato Ruggeri -: la prima nei confronti della volontà popolare, la seconda quella nei confronti dell’espressione di voto dei sindaci”. Il capogruppo del Pd ha quindi definito “ingiustificabile” l’assenza di Perri e Bruttomesso all’ultima assemblea dei sindaci, assenza “frutto di una scelta codarda e pilatesca che tendeva a vanificare l’assemblea smentendo la posizione che lo stesso Comune di Cremona aveva assunto e rendendolo complice di un disegno che passa sopra la testa di tutti”.
Il Comune di Cremona, ha chiosato, “ha tradito le aspettative dei cittadini che non sono stati rappresentati in quella sede e della maggioranza dei sindaci che invece si sono presentati, sindaci appartenenti a diversi i schieramenti e giustamente determinati a svolgere il loro ruolo istituzionale”.
Spunti critici non sono mancati nell’intervento di Angelo Zanibelli, Udc, che ha definito la vicenda “una brutta pagina democratica, caratterizzata da passaggi quanto meno discutibili sul piano della legittimità”. “Brutta pagina di democrazia – ha incalzato – perché quella che a forza di colpi di mano il presidente della Provincia e il Cda dell’Ato stanno portando avanti è una proposta che ignora totalmente che c’è stato un referendum”.
Le contraddizioni del Comune sono al centro di un duro passaggio della relazione di Zanibelli: “Una brutta pagina dal punto di vista della responsabilità quella scritta dal sindaco che ha disertato l’assemblea dei Comuni con il non lodevole intento di invalidare l’assemblea nel tentativo di far passare la proposta Ato con la regola del silenzio assenso”. “Capisco l’imbarazzo ad andarci – ha commentato il consigliere -, dopo aver votato una volta a favore, la seconda astenendosi. Anziché consultarsi con il Consiglio comunale ha preferito consultarsi con Jotta (coordinatore Pdl; ndr), e disertare la riunione”.
“A chi ci accusa di avere pregiudizi (sulla società mista; ndr) – questa la bordata conclusiva di Zanibelli – rispondo che temo chi ha solo certezze, soprattutto chi esalta l’esperienza della collaborazione pubblico-privato, purché il pubblico sia rappresentato da amministratori di CL ed il privato sia fatto da aziende legate alla Compagnia delle Opere. Questo meraviglioso connubio ha esempi fulgidi come quello del San Raffaele”.
Per il pdl è intervenuto Carlo Zani, che ha definito “imbarazzanti” le dichiarazioni sentite in questi giorni da alcuni amministratori locali. “Volevano far credere che intenzione dell’Ato era privatizzare l’acqua”, ha detto. Sempre a seguito di dichiarazioni uscite in questi giorni, ha aggiunto, si è “diffuso il terrore nei confronti dell’iniziativa privata”. “Rammaricato” dall’assenza di Perri all’assemblea dei sindaci si è detto Giancarlo Schifano: “Non bisogna mai fuggire”, ha ammonito.
Per Giancarlo Corada, Pd, “la decisione dei sindaci è valida”. “Si torni al punto della revoca – ha invitato l’ex sindaco – lasciando stare il contenzioso che si aprirebbe con un ricorso al Tar (da parte dei sindaci presenti all’ultima assemble; ndr)”. Dura Alessia Manfredini: “Venerdì un sindaco che rappresenta 70mila persone non ha fatto il suo dovere”. Poi, rivolta all’assessore Bordi, Manfredini ha ricordato come “si è passati in una settimana da na richiesta di revoca ad un’astensione per poi non presentarsi. Chiedo a bordi: in questa settimana ha mai pensato di dimettersi? Sarebbe stato opportuno”.
Daniele Burgazzi, Pd, ha posto l’accento su quei 27.997 cittadini cremonesi che hanno votato il quesito referendario per mantenere l’acqua pubblica. Dai banchi del Pd si è alzato qualche cartello con il numero di votanti cremonesi al referendum. “Lei non è più il sindaco – ha detto Burgazzi a Perri – perché si è messo contro la volontà dei cittadini accodandosi alla volontà del presidente della Provincia, che qualcuno chiama già imperatore Massimiliano primo”. Il consigliere del Pd ha bollato come “il trionfo del politichese” il comunicato con il quale Perri e Bruttomesso hanno annunciato la loro assenza all’assemblea dei sindaci di venerdì.
Il presidente Salini è stato al centro dell’intervento di Mauro Fanti, Pd. Pur in vista dell’abolizione delle Province, ha detto Fanti, il presidente “se ne frega” della volontà dei cittadini sull’acqua e “decide di farsi una sede nuova di trinca”. “Ma davvero ha in mente di seguire nel delirio di onnipotenza – ha chiesto Fanti a Perri – chi decide sopra le teste dei cittadini?”.
SINDACO E ASSESSORI – Inatteso, dopo gli interventi dei consiglieri, l’intervento dell’assessore Luigi Amore, già sindaco di Bordolano, che ha ribaltato il punto di vista. “Ho vissuto dieci anni di esperienza nell’Ato – ha detto – e chiamarsi fuori è anche non decidere per 10 anni. In 10 anni nessuno si è mai preoccupato di riflettere sul futuro dell’acqua”.
A ruota gli interventi di Francesco Bordi e del sindaco. “Le mie dimissioni piacerebbero a lei e a qualcun altro – ha detto l’assessore all’ambiente partendo dalla domanda di Alessia Manfredini -, ma mi dovete mandare via. L’ambiente non è di destra né di sinistra. La società mista piaceva sia a destra che a sinistra, l’errore è come è stata impostata. Il Comune di Cremona è stato il primo a chiedere di fermare la decisione. Successivamente si è associato ai sindaci nel chiedere un rinvio”. Il Comune, ha aggiunto, “era e resta favorevole alla società mista, che è l’unica a poter portare avanti il servizio integrato a Cremona”. Dopo l’ultima assemblea, ha concluso, “ci sono 90 giorni per portare avanti un discorso nuovo, con una forte componente pubblica per difendere l’acqua dal privato”.
In coda l’intervento del sindaco Oreste Perri. “Purtroppo, – ha osservato – la decisione in merito al modello gestionale del ciclo idrico cremonese, si è progressivamente appesantita di un’alta carica di ideologica contrapposizione che condiziona un sereno confronto di merito oggettivo e razionale, con alla base solo ed unicamente gli interessi dei cittadini per un servizio qualitativamente elevato e con un sistema tariffario equo e sostenibile. Il Comune di Cremona ha cercato di contribuire ad un percorso consapevole ed il più condiviso possibile tra i rappresentanti di tutte le comunità della provincia. Non abbiamo sottaciuto le preoccupazioni e la necessità di approfondire e definire gli aspetti importanti relativi al modello gestionale, e ha chiesto conseguentemente per tempo la concessione di tempi più lunghi, al fine di approfondire e chiarire il merito della situazione”.
“La mia assenza dalla Conferenza dei Sindaci del 16 dicembre scorso è dipesa anche dalla constatazione dell’impossibilità di giungere ad un confronto sereno e costruttivo sui contenuti a causa dei tempi stretti a disposizione – ha precisato -. A questo punto il mio impegno sarà improntato con ancor più intensità a favorire la ripresa di un confronto di merito, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni di ciascuno, anche a salvaguardia dell’impegnativo percorso che si andrà ad
intraprendere, nella speranza che si passi dalla logica della contrapposizione a quella della ragione e del merito delle cose. Per questo sono a chiedere ai presentatori degli ordini del giorno in discussione di valutare il loro ritiro, facendomi garante del proseguimento di un percorso di confronto nelle successive fasi, nel rispetto delle competenze istituzionali ed anche nell’ambito del nostro Consiglio”.
Messi ai voti, gli ordini del giorno del pd e dell’Udc sono stati respinti con 21 astensioni e 16 voti favorevoli.
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