Cronaca

Commercio, Natale 'senza il botto' per i negozi del centro storico di Confesercenti

Primo incontro del dopo – Natale per i commercianti del comitato centro storico di Confesercenti, in vista anche del Duc convocato dall’assessore Barbara Manfredini per domani a Palazzo, in cui si farà tra l’altro un bilancio dei risultati, economici e non, del ‘Natale di Gusto’, insieme alle altre associazioni del terziario, Confcommercio e Asvicom. L’incontro di martedì sera ha evidenziato che “non è stato un Natale con il botto”, spiega Gaia Fortunati, presidente del Comitato, con attività di abbigliamento in corso Pietro Vacchelli. “Indubbiamente nella settimana prima di Natale si è venduto di più, ma non si può dire che a dicembre si sia risollevata una situazione pesantissima, che si trascinava dai mesi precedenti e che si era molto aggravata in novembre, un mese di grandissima sofferenza, anche per ragioni legate alla stagionalità”. In sostanza, “a dicembre abbiamo venduto quello che avevamo in casa, ma le battute di scontrini non sono state così alte come ci si poteva aspettare”. Per quanto riguarda le merceologie, nella giornata della Vigilia, una domenica, alcuni negozi di abbigliamento hanno addirittura tenuto chiuso; chi opera nel settore dell’ortofrutta ha riscontrato un calo di cesti regalo e anche un settore che ha visto molte nuove aperture, quello delle capsule da caffé, pare abbia confezionato meno pacchi regalo dell’anno precedente. Un Natale tutt’altro che brillante quindi, anche se la commerciante non rinuncia alla positività: “Essere negativi non serve a nulla ed anzi incide negativamente in negozio. Di certo si può fare sempre meglio. Quest’anno le luminarie sono arrivate anche in zone solitamente buie, ad esempio corso Vacchelli, porta Romana, Buoso da Dovara. Questo di per sé è positivo. E devo dire che i gadget che quest’anno avevamo a disposizione dei clienti (dolci in omaggio) sono stati molto apprezzati”.

Ma sulla qualità degli eventi andati in scena per animare il Natale cremonese e i suoi alti costi (complessivamente 80mila euro di soli contributi pubblici, seppure in parte acquisiti da sponsor esterni), serpeggia  ancora il malumore tra diversi rappresentanti di categoria.

g.biagi

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