Cronaca

Frank, un'assoluzione per la ricettazione dell'arma che ferì il dipendente del pizzaiolo

Gli avvocati Bozuffi e Tinelli

E’ stato assolto dal tribunale di Brescia “per non aver commesso il fatto”, Harjap Singh, indiano residente a Motta Baluffi, accusato della ricettazione della pistola calibro 7.65 utilizzata per il tentato omicidio di Corri Arben, il dipendente albanese dei coniugi Francesco (Frank) Seramondi e Giovanna Ferrari, uccisi l’11 agosto del 2015 all’interno della loro pizzeria da asporto nella prima periferia di Brescia. “Durante l’istruttoria dibattimentale”, hanno fatto sapere i legali dell’indiano, gli avvocati Simona Bozuffi e Marco Tinelli, “non è emersa la prova della ricettazione, nè contatti con gli autori dell’omicidio e del tentato omicidio”. Assoluzione anche per un altro degli imputati che avevano scelto il dibattimento: un sardo residente a Castelvetro Piacentino accusato di ricettazione, successiva al ferimento del dipendente, della medesima arma, mentre condanna a dieci mesi per l’indiano Singh Gurinderjeet, residente a Robecco, ritenuto colpevole di aver fornito agli inquirenti false informazioni e di favoreggiamento, per aver ospitato a casa sua gli assassini.

Il 16 settembre scorso si erano già chiuse in corte d’appello tutte le altre posizioni degli imputati coinvolti nell’omicidio e che erano stati processati con il rito abbreviato. Tra loro, Gurjeet Singh (detto ‘Jetta’), indiano residente a Robecco d’Oglio, condannato a sei anni per aver fornito le armi, e Jasvir Lal, connazionale di Offanengo, condannato a 5 anni e 4 mesi per la ricettazione del fucile. Intorno al 13 aprile del 2015, Gurjeet Singh e Jasvir Lal avrebbero venduto ai killer il fucile Breda con le dimensioni delle canne alterate per aumentarne la potenzialità e renderne più agevoli il porto, l’uso e l’occultamento. Due le condanne all’ergastolo, una per il pakistano Mohammad Adnan e l’altra per l’indiano Sarbjit Singh, i due esecutori materiali del duplice delitto. Pena di 19 anni, anzichè di 20, come deciso in primo grado, per Santokh Singh, l’indiano che aveva contribuito alla realizzazione del piano criminale. L’uomo non è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Giovanna Ferrari.

Sara Pizzorni

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