Lettere

Con le modifiche della Camera, manovra più equa Ora si pensi allo sviluppo

da Angelo Zanibelli

Caro Direttore,

le modifiche alla manovra apportate durante l’esame alla Camera vanno nella direzione di una maggiore equità rispetto all’impostazione iniziale.

Si tiene infatti conto dei carichi familiari per l’applicazione dell’ IMU, è stata alzata la soglia per il non adeguamento al costo della vita delle pensioni, è aumentato il prelievo sui capitali scudati, si sono insomma fatti alcuni interventi che, fermo restando il rigore ed i saldi complessivi, ridistribuiscono l’onere in un modo un pò più equo.

Voglio sperare che adesso si passi in maniera un pò più solida ed efficace agli interventi per sostenere lo sviluppo, il lavoro e l’occupazione, senza i quali è impossibile creare quel ciclo virtuoso indispensabile alla ripresa.

Certo per questa manovra, per il livello degli interventi fatti, non servivano dei professori, come commenta Alfano, ma ad Alfano c’è da chiedere perchè non tutto ciò non è stato fatto quando aveva in mano il governo del Paese: sarebbe stato più utile e probabilmente meno traumatico.

Ciò invece che deve fare la politica è assumere il proprio ruolo e la propria responsabilità, sostenendo la manovra in maniera convinta e non nascondendosi dietro ad un anonimo voto di fiducia, ma soprattutto deve dare un segnale chiaro al Paese che non saranno solo i soliti noti e qualche nuovo noto che certamente pagheranno, ma anche la politica dovrà fare la sua parte.

Il cittadino italiano sente il peso della crisi, paga il costo della crisi, capisce che è necessario fare dei sacrifici, ma pretende che chi lo rappresenta e lo dovrebbe guidare verso orizzonti migliori, si metta al suo fianco, rinunci a qualcosa, usi meno macchine o vada al lavoro con mezzi propri come fa ciascuno di noi, riduca le spese come si fa in ogni famiglia, paghi le tasse e maturi le pensioni dopo aver lavorato per 40 anni e quando raggiunge l’età pensionabile.

Questo è un dovere ed una responsabilità civica di chi fa politica, limitare se stesso, ma anche il costo degli apparati e della macchina statale nella quale opera.

Non è demagocico populismo, ma un segnale indispensabile, se chi fa politica vuole che lo sentiamo uno di noi, che come e più di noi dà il suo contributo a tirar fuori il Paese dalla stagnazione e dalla recessione.

E ciò non vale solo per quelli di Roma, ma anche per quelli di Milano, perchè delle Regioni si parla sempre troppo poco, e per quelli di Cremona, che di costi della politica, diretti e indotti ne hanno ancora moltissimi.

 

Angelo Zanibelli
Capogruppo UDC Comune Cremona

 

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