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Referendum, Malvezzi: 'Con più autonomia benefici per tutti'

Tanti i cremonesi presenti in sala Mercanti per l’evento di chiusura della campagna referendaria con cui il consigliere regionale di Forza Italia, Carlo Malvezzi, ha battuto il territorio con oltre 20 incontri sul tema dell’autonomia. Ospiti della serata Nicola Ciniero; il vicedirettore di Libero Pietro Senaldi; l’assessore regionale alle Culture, Cristina Cappellini; la senatrice Silvana Comaroli.

“La nostra – ha esordito Malvezzi – è una regione estremamente competitiva, occorrono però strumenti all’altezza per valorizzare le sue eccellenza e un’architettura istituzionale adeguata. L’egualitarismo è il contrario della responsabilità”.

Nicola Ciniero, originario di Soresina, manager di lungo corso e di diversificata esperienza, ha guidato l’azienda IBM a partire dal maggio 2009. A lui Malvezzi ha chiesto perché le imprese lombarde dovrebbero guardare con favore al referendum e un commento sul voto elettronico.

Tre, per Ciniero, le ragione per dire sì all’autonomia da parte degli imprenditori. “Innanzitutto la sproporzione tra le tasse versate dai lombardi e il ritorno sul nostro territorio in termini di servizi. La differenza fa 54 miliardi di euro di residuo fiscale.

La seconda ragione è che esercitiamo un diritto previsto dalla Costituzione (art. 116). Il nostro non è un referendum come quello della Catalogna. Infine quello che si è dimostrato in questi anni è che la complessità dei problemi si affronta meglio e con tempi più rapidi se il livello della risposta è più prossimo al cittadino”. Un esempio tra i tanti da poter fare? La formazione che ricevono i nostri ragazzi è sempre più inadeguata rispetto alle esigenze del mercato. “Per cambiare un programma di studi – ha detto Ciniero – il Ministero impiega dai 24 ai 48 mesi. Troppi per stare al passo di una competitività che galoppa rapidamente”.

Il voto elettronico introdotto per la prima volta in Italia per Ciniero rappresenta un “atto di coraggio di Maroni: volere è potere. Ho visto personalmente il lavoro che è stato fatto in Regione per raggiungere questa possibilità nel giro di soli 3 mesi. Anche qui ci allineiamo a quello che succede in tanti altri Paesi. Abbiamo il coraggio delle buone idee e la forza di portarle avanti”.

L’assessore Cristina Cappellini si sofferma sulla spinta che l’autonomia darebbe al settore di sua competenza: “Abbiamo visto che i fondi per cinema, spettacolo e cultura – ha detto – sono risicati, pur essendo la Lombardia un territorio virtuoso da questo punto di vista. Chi fa meglio, ha sempre meno. L’esempio lampante è quello della Puglia, che a differenza della nostra regione può utilizzare i fondi europei per questo settore”.

Pietro Senaldi, vicedirettore del quotidiano Libero, non si risparmia una battuta. A chi dice che il quesito del referendum è simile alla domanda “vuoi bene alla mamma?”, Senaldi controbatte: “Se tua mamma te lo chiede, tu non le rispondi? E poi, oltre alla mamma bisogna voler bene a se stessi. Se non ami te stesso non puoi essere utile nemmeno agli altri. Con più autonomia qui, il beneficio ricade su tutti. Non è un problema tra nord e sud. E nemmeno di conflitto tra questo o quel partito. Ho intervistato il sindaco Gori, che sfiderà Maroni alle prossime regionali, e anche lui voterà sì.

Per Senaldi “questo referendum per l’autonomia è un primo passo verso un Paese federalista. Non significa essere contrari alla solidarietà, ma se questa non produce risultati, allora diventa masochismo. Dopo 60 anni che le cose non funzionano, non provare a cambiarle è un suicidio”.

Arriva anche una battuta sull’accordo tra Stato e Regione Emilia Romagna sull’avvio delle procedure per l’autonomia di quella regione. “Da autonomista sono contento – ha detto Senaldi -. Ma questo accordo, nato solo per screditare il referendum lombardo-veneto, è la più grande prova dell’utilità di quel referendum, che ha fatto diventare autonomiste le regioni più rosse”.

Per quanto riguarda i costi del voto. “A parte il fatto che coi suoi soldi, uno fa quello che vuole, dico anche che la spesa è stata in realtà causa del Governo, che se avesse accettato l’election day con le amministrative come proposto da Maroni, avremmo risparmiato tanti quattrini”.

Silvana Comaroli, europarlamentare della Lega Nord, ha ribadito la necessità di una prova di forza: “Roma non mollerà nulla finché non sarà costretta a farlo. Il referendum è il miglior strumento che si possa utilizzare in questo caso, uno strumento di raccordo tra i cittadini e le istituzioni per avviare, influenzare o contrastare processi decisionali pubblici. Noi lo utilizziamo per spendere meglio le risorse dei Lombardi e alleggerire la pressione fiscale su di loro. Per essere concreti: abolizione dell’Irap sulle aziende, diminuzione dell’addizionali IRPEF, abolizione del Bollo e dei ticket sanitari, un aumento delle risorse per la ricerca che ci consentirebbe una progettualità di lungo periodo”.

La conclusione è ancora di Malvezzi: “Dobbiamo onorare la nostra storia, la storia dei nostri genitori e dei nostri nonni che hanno dato la vita per consentire a noi di essere qui. Votare è il più grande esercizio di democrazia“.

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