Cronaca

Il vescovo alle scuole cattoliche: necessario un maggiore dialogo

Il futuro delle scuole cattoliche è stato affrontato dal vescovo Napolioni, in un incontro di apertura d’anno scolastico venerdì 8 ottobre, un incontro che è stato anche un invito all’unità, al mettersi insieme anzichè guardarsi con diffidenza. 4.800 gli studenti delle scuole paritarie cattoliche in diocesi: oltre il 45% alla Materna, più del 24% alle Elementari e quasi il 10,5% alle Medie. Il restante circa 20% è suddiviso tra licei (364 studenti) e istituti professionali (596). Questi i dati forniti nel corso dell’incontro da don Giovanni Tonani, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale scolastica.

Ancora bassissime le presenze di alunni con disabilità e di alunni stranieri, rispetto alle percentuali della scuola pubblica: i disabili sono nell’infanzia lo 0,7%, nella primaria 1,5, alle medie il 2, alle superiori l’incidenza si abbassa ulteriormente allo 0,4%. Gli alunni stranieri rappresentano il 6% nella scuola d’infanzia, il 2,7 nella
primaria, il 2,6 nelle scuole medie e il 2,1 alle superiori.

“Venendo a Cremona – ha detto il vescovo – la mia sensibilità ha impattato con una realtà diversa da quella in cui sono cresciuto, in cui  prevaleva il pubblico. Qui vedo una tradizione potente di scuole paritarie cattoliche. Dovete convertirmi alle scuole cattoliche, dimostrarmi il guadagno umano che ne viene”, ha detto, invitando i responsabili a tenere presente che le necessità educative vanno rivolte ad ogni individuo, anche a quelli, “con le diversità più sconcertanti”. “In questi mesi – ha aggiunto mons. Napolioni – mi state convertendo, vedo realtà importantissime, sono dalla vostra parte, ma non posso essere da 10mila parti diverse”, da qui il richiamo ad una maggiore unitarietà operative tra istituti: “Ogni utente, ogni insegnante ogni istituzione, ha una visione parziale della realtà e inevitabilmente rischia di avere un cono ristretto, non solo dal punto di vista dell’uso delle risorse ma anche del futuro. Il futuro ci inquieta, anzichè entusiasmarci, ma ci incontriamo proprio per vincere la tentazione dello scoraggiamento dell’isolamento,  del ‘fai da te’. Meglio i sacrifici fatti insieme per vivere anche in futuro, che non una gara di sopravvivenza e di individualismo. Tra le righe capite benissimo che vado a toccare nervi scoperti e situazioni concrete che possono essere affrontate in maniera migliore di come abbiamo sempre fatto”. Il vescovo ha poi invitato al dialogo e all’accoglienza:  “I figli di Dio sono figli di tutti”.

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