Cronaca

Omicidio Moreni: domani la sentenza d'appello per il comandante Paraga

Domani a Brescia, davanti alla corte d’assise d’appello tornerà Hanefija Prijic, 52 anni, conosciuto come Paraga, l’ex comandante delle milizie paramilitari bosniache già condannato all’ergastolo il 2 marzo scorso per la strage di Gornji Vakuf del 1993 nella quale morirono i bresciani Guido Puletti, Sergio Lana e il cremonese Fabio Moreni, i tre volontari che stavano portando aiuti in Bosnia. Domani, dunque, è prevista la sentenza d’appello che potrebbe confermare il carcere a vita per l’ex comandante bosniaco, già condannato in patria ad una pena di 13 anni già scontati. In primo grado, come parti civili si erano costituite due sorelle di Guido Puletti, la sua convivente al momento della morte e poi Cristian Penocchio e Agostino Zanotti, unici sopravvissuti alla strage. Per tutte le parti civili il giudice aveva stabilito il risarcimento danni di 220mila euro complessivi.

Paraga, attualmente in carcere a Brescia, era stato arrestato in Germania e poi estradato in Italia. Diversi i reati di cui doveva rispondere: omicidio in concorso con persone non identificate, tentato omicidio con l’aggravante di aver diretto quanto accaduto, rapina e sequestro di persona. Difeso dall’avvocato Chantal Frigerio, si è sempre proclamato innocente. Agli inquirenti aveva confermato che i suoi uomini avevano effettivamente fermato il convoglio dei volontari che trasportava cibo e medicine. Il mezzo era stato controllato per vedere cosa contenesse, dopodichè i cinque erano stati trattenuti e fatti salire su un carro. Improvvisamente c’erano stati degli spari, ma su questo punto il comandante era stato vago, dicendo che non si era accorto di chi aveva cominciato a sparare. Secondo l’accusa, però, la fucilazione non sarebbe stata possibile senza l’ordine diretto dello stesso Paraga.

Era stato proprio Moreni il primo ad intuire le intenzioni di due soldati ai quali il capo aveva detto qualcosa. Ai compagni, aveva gridato: ‘Qui ci ammazzano tutti’. Quindi uno dei militari aveva armato il mitra. Gli italiani avevano tentato la fuga, ma poi entrambi i soldati avevano fatto fuoco, colpendo ripetutamente Puletti, Lana e Moreni.

Nelle 52 pagine di motivazioni, il giudice di primo grado ha dato “ampio credito” al racconto “assai dettagliato” dei due sopravvissuti Penocchio e Zanotti, concludendo che “le indicazioni da loro fornite compromettevano seriamente un comandante locale già implicato in un’indagine su civili croati scomparsi, tale Hanefija Prijic, detto Paraga”. L’imputato era stato riconosciuto dai due sopravvissuti in un video proveniente dalle forze inglesi dell’Unprofor, immagini fornite da un consulente del Ministero degli Esteri. Testimonianze, informazioni raccolte da fonti giornalistiche, militari e diplomatiche avevano poi confermato “l’entità numerica del gruppo di Berretti Verdi e la circostanza che all’epoca Paraga comandasse il reparto operante nella zona di Gornji Vakuf”.
Nella motivazione, il giudice ha fatto anche riferimento alla “guerra dei convogli, che vedeva le diverse fazioni interessate ad impedire che convogli umanitari fossero in tutto o in parte destinati a cittadini appartenenti alle etnie ad esse contrapposte”.

Sara Pizzorni

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